Nell’albo d’oro lo scudetto 2013 lo ha vinto il Cedarchis, perché il calcio si ciba di numeri ed i numeri questo dicono: nono titolo ai giallorossi. Però, ogni tanto, il calcio bisogna saperlo vivere anche senza la fredda rigidità aritmetica ed allora ho pensato che forse, per una volta, sarebbe bello poter dire che questo del 2013 è uno scudetto per due.
Lo è nella forma e nella sostanza per Luciano Candoni, chiamato al capezzale del suo “Ceda” malato di una malattia misteriosa, senza sintomi, è vero, ma tremendamente fastidiosa. Il suo predecessore Fornasarig, in fondo, aveva perso solo una partita in campionato e la decisone di risolvere il rapporto col tecnico friulano aveva destato qualche perplessità. Evidentemente, un’… ecografia interna alla squadra aveva detto che c’era qualcosa che non andava. Chissà, in una squadra mosaico con tanta gente proveniente da fuori, forse c’era bisogno di una dose più robusta di “cedarchinità”. Quelle piccole dosi fornite da Granzotti erano insufficienti a trasmettere l’adrenalina necessaria per risvegliare la pantera sonnacchiosa. Eccolo allora l’uomo giusto: e chi, se non il “Petisso” che conosce il Cedarchis come le sue tasche? Gli hanno affidato le chiavi di una macchina che va da sola (dicono gli avversari) ma allora perché prima di lui non andava? Nel calcio, spesso, dietro i numeri freddi ci sono logiche che sfuggono alla logica. Insomma, se una macchina va da sola che bisogno c’è del pilota? Beh, andate a chiederlo a Fornasarig … Luciano è arrivato, con il suo pragmatismo, la sua profonda conoscenza di calcio carnico e di Cedarchis e non ha fatto rivoluzioni. Ha preso i suoi ragazzi uno ad uno, guardandoli negli occhi e forse la prima volta che è arrivato in tuta all’allenamento, invece di parlare di 4-4-2 ha detto semplicemente loro: “Fruts, noi sin il Cedarchis!”. Le parole giuste, probabilmente, per risvegliare orgoglio ferito e voglie nascoste. E ascoltando le interviste del dopo partita, dove il concetto è stato ribadito, probabilmente avrà anche detto che il Cedarchis (come tutti quelli che vincono tanto) sta sulle palle a tutti, creando quella “sindrome da accerchiamento” che ti dà il coraggio di sfidare il mondo intero. Un piccolo capolavoro, con un occhio agli equilibri tattici ed un altro ai risvolti della mente che a volte percorrono percorsi davvero molto accidentati. La splendida foto di Bruno Tavosanis che lo ritrae da solo in panchina, mentre piange, è l’immagine della solitudine che a volte impone il ruolo: siccome quando perde un mister è sempre da solo, c’è un momento, magari uno solo, in cui la vittoria non si vuole dividere con nessuno.
Ma, qualche chilometro più a sud, anche Fausto Barburini ha vinto il suo scudetto. E vincerlo perdendo è impresa da grandi uomini. Perché Fausto Barburini è un grande, grandissimo uomo. Elegante nel tratto e nell’immagine, permaloso ma corretto, misurato e sempre in perfetta armonia con il ruolo dell’allenatore che cura i dettagli anche dell’immagine. Che non è un vezzo, ma un modo di essere e di interpretare tutti i ruoli della vita con la stessa faccia. Io odio i luoghi comuni e automaticamente mi schiero dalla parte di chi in qualche modo ne è vittima: Barburini è un perdente, uno che non vincerà mai, dicono nell’ambiente. Cazzate (scusate l’espressione!): Fausto Barburini è uno che vince. Ogni anno. Per come lavora, per come si pone, per i ricordi che lascia in ogni squadra ed in ogni ambiente che frequenta. Due giorni dopo la sconfitta di Ovaro, in una lunga telefonata, mi spiegava che perdere uno scudetto che sembrava vinto gli scocciava non tanto per lui, ma per quei ragazzi meravigliosi che si erano sacrificati per quasi un anno. Quei ragazzi il cui rendimento è riuscito a far impennare, migliorando la classifica della scorsa stagione di ben 32 punti, mica bruscolini! Anche Fausto è rimasto solo, alla fine, ma non sulla panchina: si è alzato ed accendendosi l’ennesima sigaretta di un pomeriggio … infausto (il nome del mister non è scritto nel destino …) si è incamminato sull’erba del campo di Imponzo verso nord, verso Arta. Chissà se gli sarà venuta mai la tentazione di andarselo a prendere materialmente quello scudetto a lungo accarezzato… Poi si è fermato ed è tornato verso i suoi ragazzi, verso ognuno dei quali ha avuto un gesto, una carezza, una pacca sulla spalla. Elegante, col suo maglioncino “Fred Perry”, è rimasto lì a fumare ancora una sigaretta e a contare i rimpianti, chiedendosi cento volte le stesse cose. Adesso, sono in molti in Carnia a dire”Mi dispiace per Barburini …”. Cazzate (ops, scusate ancora l’espressione). Barburini ancora una volta non ha vinto? Va bene, capita, succede, ma in quella frase, in quel “Mi dispiace per Barburini” c’è il senso profondo di una vittoria: quella che non è scritta nelle statistiche ma nella stima generale che uno riesce a costruirsi. Ed in questa classifica, Fausto vince per distacco …
15 Comments
by Dado
Grandissimo commento di Massimo Di Centa, penso che le tue parole siano i giusti titoli di coda per il campionato carnico 2013. E’ difficile aggiungere qualcosa a quello che hai scritto con la tua consueta, lucida sensibilità. Mi permetto di sperare da tifoso del Villa che mister Barburini rimanga a lungo sulla panchina arancione, è il nostro Top Player.
by Barei alessandro
Beh Massimo veramente bravo, due gradissimi mister ma sopra tutto due grandissime persone innamorate del calcio come pochi altri e descritti in maniera ineccepibile. Personalmente coltivo con mister petisso un amicizia dai tempi dell’ edera ma conosco anche mister Barburini e li ritengo veramente due grandissimi. Onore al grande ceda per non avere mai mollato, mai, ma grande onore al villa e al suo grande primo condottiero. Alessandro Barei
by Daniele CANDIDO
…ottimo articolo Massimo, complimenti!!!!
…ci sarebbe ben poco da dire dopo aver letto l’articolo speciale, nella sua descrizione di Massimo…però vorrei approfittarne per ringraziare pubblicamente Mister Fausto Barburini, perché oltre ad essere un grande Mister e una splendida persona, vera e diretta e tutte le parole usate nel descriverlo le merita.
Lo ringrazio per la sua amicizia e la sua umanità dimostrate;
lo ringrazio per avermi regalato un campionato da protagonista;
lo ringrazio per avermi insegnato a stare in campo nel vero senso della parola (lui sa cosa intendo…).
lo ringrazio per la passione “smisurata” per il calcio;
lo ringrazio per l’importante lavoro tecnico, tattico, sportivo e psicologico…che ha svolto con ogni singolo giocatore del Villa;
lo ringrazio perché ci è stato sempre vicino al di là della situazione calcistica;
lo ringrazio per la mentalità vincente che ha trasmesso e per la determinazione nel raggiungere ogni obbiettivo sempre nel rispetto degli avversari,
lo ringrazio per gli interminabili e fantastici dopo allenamento e partita trascorsi insieme…stupendi!!!
Avrei dato non so cosa pur di dargli tale soddisfazione e vederlo vincere questo Campionato…e di questo mi dispiace, ma altresì ritengo obbiettivamente che con il materiale umano-tecnico a disposizione il Campionato lo abbia stravinto, ottenendo un risultato straordinario sportivo ed umano che resterà indelebile in tutti noi giocatori, Presidente, dirigenti e sostenitori…e questo probabilmente, vale molto di più della vittoria di un titolo di Campione Carnico.
Grazie Mister.
Daniele Candido
by carlo toson
Caro Massimo,
quando scrivi cosi’ mi fai venire voglia di riavvicinarmi al Carnico. Parafrasando Giordano avresti potuto intitolarlo: “la solitudine dei numeri primi”.
Tu sai che i temi che tratti, con la sagace conoscenza dell’animo umano che ti contraddistingue, sono quelli che mi interessano di piu’, ben oltre il fatto sportivo, e di questo ti ringrazio di tutto cuore. Sarebbe bello leggere altri commenti relativi ai due allenatori e al diverso modo di interpretare il ruolo/ non solo il ruolo/forse la vita stessa? Eppure la passione e gli obiettivi sono gli stessi, ma diverso e’ il percorso scelto. Leader quasi tribale Petisso, leader piu’ concettuale Fausto? Sarebbe bello approfondire i due diversi stili di leadership, non si tratta solo di carattere, di cultura calcistica, o di cultura in generale. E’ qualcosa che si stratifica nel tempo fino a diventare quello che poi chiamiamo carisma. Dovresti/potresti analizzare con loro come si e’ formato, attraverso quali esperienze. Sono le storie degli uomini che in fondo ci interessano.
L’altro tema e’ quello della vittoria e della sconfitta. Il mio amico poeta Leonardo Zanier dice sempre che le sconfitte non esistono, che basta cambiar loro segno, il meno diventa piu’. All’inizio non capivo ma con il tempo e con la paglia… Cosa significa vincere esattamente, per ciascuno di noi e all’interno di quale contesto. E a quali condizioni? Sento dire: “voglio vincere giocando bene, altrimenti non mi interessa” altri: “e’ bello vincere giocando all’attacco” per me era: “voglio vincere insieme ai miei compagni” E poi vincere cosa? Una partita, un campionato, le mie paure le paure degli altri. Un altro mio amico diceva “voglio vincere la vita”, se chiedi a Rino Rainis ti risponde semplicemente” voglio vincere e basta”. Insomma sarebbe bello che tu facessi dialogare i due “numeri primi”, e non solo loro, intorni a questi temi.
Un abbraccio, Carlo
by Massimo Di Centa
Scrivo quello che riesco a vedere dietro il pallone. E dietro il pallone, caro amico mio, c’è sempre un cuore che batte, una testa che pensa e tanti altri piccoligrandi misteri. Quelli che ho voluto andare a scoprire dopo che tu hai “inventato” la promozione del “tuo” Comeglians. Se per riavvicinarti al Carnico bastassero un po’ di articoli come quello su Luciano e Fausto, beh, ne scriverei uno al giorno. Perchè il Carnico ha un bisogno urgente di persone come te. Ricambio l’abbraccio, con la stima e l’affetto che sai.
by Loris Missana
Chiedo scusa della mia ignoranza in merito; ma qualcuno sa dirmi se Cedarchis ha settore giovanile?
by Goi Daniele
Innanzitutto se posso, mi permetto di sottolineare il comm. n. 3 di Daniele…….
davvero bello che un giocatore ringrazi in maniera così passionale il proprio allenatore; mi sento di dire che sia Fausto che Daniele sono “fortunati” nel poter godere l’uno dell’altro….e probabilmente se lo meritano entrambi….
Ma la cosa che vermante mi è piaciuta molto è il tema della vittoria e della sconfitta di Carlo Toson….
Non esiste secondo me nel calcio la vittoria o la sconfitta; sono parole che simboleggiano battaglia, troppo distanti dal mondo calcistico, sebbene di “battaglie” si tatta ugualmente in altri sensi….Li vedo invece come momenti di gioia e momenti di rabbia delusione…tristezza, comunque momentanei….
Chi fa calcio ai nostri livelli….nel carnico…nei settori giovanili….magari non vince spesso, ma non perde mai…..anzi, spesso le rabbie, le delusioni per una partita persa, per una retrocessione…..sono motivo di orgoglio, di speranza…..di stimolo a fare meglio….sono un valore altissimo e soprattutto ti fanno capire ed apprezzare … e la promozione o la partita vinta successiva…..
Fortunato mi ritengo per avere la possibilità ed il privilegio di perdere/vincere….onorare l’avversario festeggiare con lui…..gioire/piangere con i miei compagni……
Il calcio non può essere sono classifiche numeri rotocalchi trofei vinti …non è solo di quelli che vincono solo perchè sono più forti (tante volte più forti economicamente), ma il calcio e le vittorie sono anche……Rigolato, Amaro, Velox……anche loro per me hanno vinto.
Goi Daniele
by Andrea
@Loris Missana: no, mai avuto a quanto ne so, e d’altronde sarebbe piuttosto difficile viste le ridotte dimensioni del paese in questione! I ragazzi che giocano a calcio credo facciano come Granzotti che a suo tempo ha fatto le giovanili tra Real e Arta che invece sono realtà “storiche” a livello giovanile…
by Daniele Candido
…senza parole Daniele…grazie!
Disamina perfetta che condivido perfettamente!
Un abbraccio Daniele
by Massimo danelutti
Il Ceda e’ sempre il Ceda e lo sarà a lungo, soprattutto per le persone che gli stanno accanto. Rino e Edo sono come il gatto e la volpe, così li chiama il mio amico Fabio, il Peti e’ il più cedarchino di tutti e oltre ad essere un mito come uomo e’ un grande e semplice mister. Trattano questa squadra come un figlio e ci mettono l’anima sopportando anche un certo Ricchetto, non certo un santo ma uno che tutti vorrebbero come amico. Beh , poi si sono pure presi Maurizio che potrebbe vendere la sua passione tanta ne ha!!!! Quindi era prevedibile che Cedarchis non mollasse e che alla fini approfittasse del primo sbaglio di un grande Villa, complimenti a tutti , complimenti per aver dimostrato fair play a fine anno , l’uno verso l’altro, riconoscendo i meriti di vincitori e vinti! Complimenti a Bruno per il suo articolo anche se quando giocavo non sempre mi piacevano i suoi commenti !!!! Forza Ceda
by lorenzo
Non ci sarà settore giovanile ma comunque sempre i più forti!Rosicate gufi! Prima di parlare del Ceda risciaquatevi la bocca!9 volte campioni!
by Bruno Tavosanis
Per Massimo Danelutti: siccome l’articolo non l’ho scritto io ma il tuo omonimo Di Centa, non ti piacevano i suoi commenti oppure i miei? Perchè metti che ti confondevi con l’autore dell’articolo anche quando giocavi… 😀 (grande giocatore Danelutti, lo dico per i giovanissimi che non l’hanno visto all’opera)
by diego
@lorenzo
Forse qualcuno rosicherà e dovrà RISCIACQUARSI la bocca prima di parlare del Ceda, ma tu dovresti controllare l’ortografia prima di pubblicare qualcosa…
by Andrea
e soprattutto (Lorenzo) imparare a leggere prima di scrivere sciocchezze solo per fare il grosso, visto che nessuno ha minimamente criticato il Cedarchis!
by Loris Missana
Per diego (post n° 13) e Andrea (post n° 14): ma che vi prende?!…
In tempi non sospetti un gobbo, oramai defunto, esplicava: “Il potere logora chi non ce l’ha”…
E Lorenz(o)… (insignito di quale potere non lo so…) fa lo shampo a tutti (shampo come lo vedete scritto – s h a m p o, no sciampo), in quanto dotato di potere…
Biaats mai noo…
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