Il titolo appena conquistato dal Cavazzo ha portato un po’ di scompiglio in casa Mainardis. Il motivo? Questione di supremazia … familiare: il figlio Edi infatti stuzzica il papà Andrea sul peso specifico dei tioli conquistati. Edi fa notare che lui ha vinto Coppa e campionato (con buone prospettive di triplete se dovesse arrivare anche la Supercoppa) nella stessa stagione ed a 21 anni, mentre Andrea ha conquistato 2 titoli, una Coppa e la Supercoppa (quella della prima edizione) nell’arco di due anni. In mezzo a queste “diatribe” si dibatte mamma Cristina che naturalmente si schiera dalla parte del marito, visto che di quelle vittorie era testimone diretta e maggiormente coinvolta: quando giocava Andrea, infatti, lo seguiva ovunque, fermandosi anche ai chioschi nei lunghi dopo partita. Quello che non fa adesso, perché poi magari Edi la rimprovererebbe di essere una mamma invadente. E poi le mica capisce tanto di calcio (dice il figlio), nonostante una presenza assidua (da anni) sui campi del Carnico ed a veder l’Udinese, la squadra del cuore di tutta la famiglia. Padre e figlio, invece, di calcio parlano molto, alla luce di un rapporto che sui campi di calcio si è fortificato: Andrea, infatti, è stato il primo allenatore del figlio ma come spesso succede in questi casi da lui si aspettava sempre qualcosa di più ed a lui (più che ad altri) rivolgeva i rimproveri più severi, tanto che quando Edi andò a Tolmezzo la prima cosa che disse fu:” Finalmente non mi allena più papà!”. Ad accomunare i due, poi, anche il ruolo sul campo: entrambi difensori. Andrea giocava da libero, Edi fa il difensore centrale. Che poi, più o meno, è la stessa cosa, solo che il ruolo di libero chissà perché è un po’ denigrato oggi, come se chi giocava in quel ruolo fosse un corpo estraneo alla squadra, chiamato ad intervenire in seconda battuta, insomma, quando qualcosa nella difesa non funzionava. Ecco, anche questa sottile disquisizione tecnico – tattica rappresenta un altro motivo di presa in giro del figlio verso il padre, Il sottoscritto, invece, che ha visto giocare entrambi assicura che papà Andrea era giocatore elegante, corretto ed efficace, mentre il figlio dalla sua vanta una maggiore esuberanza fisica (nel rispetto di un calcio che privilegia la parte atletica e dinamica). La calma di Andrea, contrapposta alla foga agonistica di Edi, una foga che spesso fa arrabbiare anche il tecnico Negyedi che dalla panchina talvolta riprende il giocatore per qualcosa che non gli sta bene. A proposito di difensori, occhio al terzo Mainardis, Marco, il fratello minore. Anche lui sembra promettere bene e nel frattempo è il primo tifoso di Edi, del quale non si perde una sola partita, cercando, chissà di carpirgli qualche giocata, in attesa di realizzare il suo sogno che è quello, un giorno, di giocare col fratello. Ma il legame padre – figlio si nutre anche di altre fattori: un carattere simile per certi versi, due persone riservate che però sono sempre in grado di mantenere i rapporti di amicizia che sono nati sui campi di calcio e proseguono anche quando si cambia squadra. E poi altre storie di amicizia speciali che si intrecciamo in maniera quasi incredibile: compagno di squadra di Edi è Nicola Serini, figlio di quel Gianpiero che non vinse nulla (in casa Serini, insomma, non c’è proprio confronto!) ma che rimane uno dei giocatori più forti visti sui campi della Carnia. Due figli d’arte i cui padri non hanno giocato insieme ma qualcosa in comune ce l’hanno: in una domenica di luglio del 1990, infatti, in uno scontro assolutamente fortuito tra Gianpiero ed Andrea, quest’ultimo rimase vittima di una frattura al piede. Era appena tornato dal viaggio di nozze e il passaggio da un elegante gessato ad uno scomodo … gesso deve essere stato un evento traumatico. La cosa non impedì ad Andrea di festeggiare comunque il titolo della sua squadra: nell’ultima partita infatti, ancora visibilmente claudicante, disputò, subentrando dalla panchina, uno spezzone di gara, suscitando le ira di Otello Petris, presente in tribuna, che non risparmiò critiche ai dirigenti dell’Amaro giudicando imprudente il loro comportamento.
3 Comments
by Fabio D'Andrea
Grande Bedo, che giocatore completo!!
by Antonella
Mitici Mainardis’ s family .
by angela longo
Tutti bravissimi nella famiglia Mainardis!!!
Ma non concordo sull’affermazione : “…E poi lei mica capisce tanto di calcio” ;-))
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