Ci sono dei gol che assumono un’importanza particolare e diventano tali non perché determinano un risultato. Sono quei gol che si portano dietro storie complicate o che semplicemente ne aprono altre. Il gol di Manuel Gonano al minuto 81 di Folgore – Ovarese è uno di questi. Era il gol del 5 a 2 e quindi ininfluente, eppure saranno stati in molti quelli che avranno provato un piacere diverso nell’apprendere la notizia del gol di Manuel. Perché Manuel è un ragazzo speciale. Ventitrè anni compiuti nel maggio scorso eppure tante cose, nella sua vita, non sempre si sono incastrate come si incastrano quelle dei ragazzi della sua età. Manuel è quel che si dice un bel ragazzo, è bravo a giocare a pallone, è di compagnia e sa stare insieme agli altri. Che sia bravo a giocare a pallone è un dato di fatto talmente evidente che qualche anno fa il Tolmezzo gli ha fatto una corte spietata per portarlo in rosso azzurro. Del resto capacità tecniche e fisiche non gli mancano. Ma lui preferì restare nella sua Ovarese, con gli amici di sempre, in un ambiente dove si sentiva a casa. “L’Ovarese è la mia famiglia” ama dire spesso e lo ha dimostrato coi fatti, sacrificando le ambizioni per quei valori umani che per lui evidentemente sono più importanti del pallone inteso come evento agonistico. Due anni fa, verso la fine del campionato, inizia a sentire dei malesseri. Malesseri interiori: non gli va più di giocare a pallone. Si ritira nel suo mondo, un mondo fatto, per quel periodo, dalle mura di casa. Mantiene contatti solo con pochi amici che lo cercano, lo spronano a tornare a fare la vita che fa un ragazzo della sua età. Ma Manuel non ne vuole sapere. Più lo cercano e più si rinchiude: non ha niente di particolare, solo un periodo di crescita, Di crescita interiore. Comincia a farsi domande che, di solito, uno non si pone a quell’età. Riflettere a volte porta ad isolarsi, porta a farsi delle domande alle quali la ancora troppo breve vita di un ragazzo di 20 anni non sa dare risposte. “Manuel, che ti succede?” gli chiedono quelli che possono scambiarci due parole. E lui non può dare ad altri riposte che non sa dare nemmeno a sé stesso. E’ un periodo difficile. Tutti a farsi le domande che si fanno in questi casi: una delusione amorosa? Il tradimento di un amico? Un rapporto conflittuale con i genitori? Niente di tutto questo. Tutti, allora, si sentono un po’ psicologi e tutti vorrebbero aiutarlo. Ma lui non è mica malato, lui non ha bisogno di chissà quali cure. Lui, semplicemente, sta cercando dentro di sé quegli equilibri che nel passaggio tra l’essere ragazzo ed essere uomo certe volte crea questo tipo di malessere. Non è il male di vivere, ma più terra terra un vivere male perché si accorge che qualcosa non gli torna. Se ne sta per mesi in compagnia di qualcosa che non riesce a capire. Poi, nella primavera successiva inizia il nuovo campionato e gli torna dentro la voglia di tornare in campo, riprendendosi un po’ della sua vita. Gli sono stati vicini gli amici e il sorriso di Linda, bella da morire. Bella anche dentro, però, perché ha saputo capirlo, rispettandone i silenzi e le scelte che magari tante altre avrebbero fatto fatica a condividere. Il campionato va così e così (rispetto alle potenzialità sue e della squadra) ma quello che importa è che lui sia tornato a giocare. Ancora un inverno e poi alla ripresa del nuovo campionato, questo, ancora dubbi. Manuel non dà la sua disponibilità: stavolta è una cosa nuova. Da ragazzo serio e corretto teme di non poter conciliare gli impegni di lavoro e quelli sportivi. “Se non riesco ad allenarmi come voglio – si ripete – preferisco farmi da parte”. La scelta gli pesa, perché il calcio, gli amici, il campo di “Spin” di Chialina fanno parte della sua vita. Ma tiene duro … Sì, ma per cinque giornate però, perché poi capisce che quel calcio gli manca e nei giorni del suo isolamento ha capito che si cresce anche facendo qualche sacrificio. Quindi, torna dal lavoro e via ad allenarsi. Stanco, magari, ma felice e sicuro di aver fatto la scelta giusta. Nella partita con la Folgore arriva il momento di scendere in campo e dopo qualche minuto anche il gol. Un gol che ha mille significati e che ha fatto felice tutto il mondo del Carnico. Adesso ne verranno altri, perché Manuel è bravo davvero e di mestiere fa l’attaccante. Può farne 10, 100, 1000 ma quello segnato al minuto 81 di Folgore – Ovarese è senz’altro il più bello. Il primo fatto da uomo vero, perché si è aspettato, ha capito e ha saputo dare un segnale forte a chi trovandosi nella sua stessa situazione avrebbe mollato. Complimenti, ragazzo!
6 Comments
by lorenzo sala
Complimenti Manuel..sono felice per il tuo ritorno….è adesso fai vedere a tutti chi sei..anche se non ti conosco bene si capisce che per il Carnico sei uno Speciale..mandi e in bocca al lupo
by Dado
Complimenti a Max Di Centa per questo articolo pieno di umanità ( merce rara di questi tempi ) e bentornato al bomber Gonano. Volevo solo dare un mio piccolissimo contributo. Villa Santina penso che porti bene a Manuel in quanto proprio al campo dei pini gli ho visto fare forse 3 anni fa il gol più bello che mi sia capitato di vedere ; cross teso dalla destra di un compagno, palla a mezza altezza all’interno dell’ area, lui con il corpo troppo avanti, d’istinto alza il tacco del piede destro e indirizza il pallone nell’angolo opposto …… Eurogol !!!!! Bentornato
by Apache21
Bentornato gonzi…TI aspettavamo x far volare tutti insieme l OVARESE…
by DANIELE CANDIDO
Di giovani e così bravi, nonché forti giocatori come Manuel Gonano, il Carnico ne ha bisogno!!
Felice per il tuo rientro e buon campionato.
P.S. : per Dado…lo splendido gol che raccontavi, l’ha fatto proprio a me!!Un Gol da grande centravanti!!!
by Bruno Tavosanis
Applausi a Manuel Gonano e all’esimio Massimo Di Centa: il suo “Gente di Carnico” ci mancava, eccome se ci mancava!
by Allison
Complimenti a Manuel e complimenti a Max per come sa dipingere i più grandi campioni del carnico. Questo articolo fa venire i brividi, per davvero.
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