UNA FINALE, MILLE STORIE …

Negli spogliatoi della Val del Lago è festa grande ! (foto A. Cella)
Negli spogliatoi della Val del Lago è festa grande ! (foto A. Cella)

La finale è una storia, con dentro mille storie che si intrecciano, si rincorrono, fanno fatica a stare tutte insieme dentro 90 e più minuti. La storia decisiva è quella di Marcon e dura i 7’ che vanno dal 33’ al 40’ del primo tempo: quelli necessari per rimanere, per sempre, nella storia della Val del Lago. E di quella di Daniele Rossi jr. cosa mi dite? Lui è di Alesso e vive la serata con qualche emozione in più, perché gioca per il suo paese. Lui si è fatto un mese di stop per uno strappo muscolare ma stasera c’è, c’è e si sente, soprattutto nel primo tempo, quando gioca una partita mostruosa per diligenza tattica e generosità. E Mardero? Lui la Coppa l’ha vinta col Campagnola: “Ma lì eravamo uno squadrone – dice a fine gara – mentre stasera a un certo punto abbiamo fatto come il Leicester… Bello vincere così”. E meno male che hanno vinto, almeno Rosanna, la sua compagna, ha dato un senso alla sofferenza accumulata in questi ultimi giorni!  Poi c’è Candido: se gli avessero detto che a 46 anni avrebbe vinto una Coppa, qualche anno fa, non ci avrebbe creduto. Ma ha girato così tante squadre che prima o poi qualcosa doveva vincere, se non altro per il calcolo delle probabilità. Che si aggiungono al fatto che è un portiere bravissimo ed un ragazzo d’oro. Queste sono le storie a lieto fine. Poi, dall’altra parte, ci sono le storie un pochino più tristi, quelle dei Mobilieri. Prendete Del Linz: lui è uno che nella vita, nella sua breve vita, ne ha passate tante. Ha rischiato anche di morire per una malattia non riconosciuta in tempo. Figuriamoci se uno così può avere paura di andare sul dischetto del rigore al 92’! Lui ci va, sicuro. Sicuro, non spavaldo, perché Matteo è un ragazzo talmente umile e tranquillo che la parola spavalderia non la consoce neanche. Quando Dusso fischia percorre i metri della rincorsa sperando che quel rigore sia solo il primo passo per poi alzare la Coppa in alto. Alto finisce invece il suo tiro e quel pallone si porta dietro le speranze dei marangons. Ma Matteo, non te la prendere, sei giovane e avrai modo di segnare chissà quanti altri rigori. E poi su quelli che tirano i rigori ci fanno le canzoni … Tra le tante storie, trova posto anche una storia di famiglia, quella di Gerardo Dassi. Dassi non è un congiuntivo sbagliato (come spesso ricorda il correttore automatico di Word, che consoce bene la lingua italiana, ma poco il Carnico, evidentemente). Ecco, Dassi è il cognato di Buzzi (ne ha sposato la sorella) e con quel gol voleva dare una mano, come si fa nella famiglie, dove ci si aiuta quando le cose non vanno bene. L’ultima storia è quella di Simone Straulino. Secondo noi, in questo momento, Simone è il difensore più bravo del Carnico ed anche in questa finale l’ha dimostrato, giocando una partita superba, fatta di chiusure, recuperi, diagonali, aiuti e disimpegni. Già, i disimpegni. Uno di questi l’ha fregato, perché perdendo palla banalmente fuori dalla propria area ha innescato il contropiede del 2 a 0 della Val del Lago. Nei suoi ricordi, ripensando alla finale del 2016, rivivrà questo momento, quel pallone che ha perso. Ma non te la prendere “Simo”, sei così forte che … sai quante ne potrai vincere di finali!

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