E’ un Claudio Picco molto determinato, mai banale e soprattutto con le idee molto chiare quello che si appresta a vivere il suo primo campionato Carnico da Delegato della Figc di Tolmezzo. Lo abbiamo incontrato a pochi giorni dall’inizio del torneo e abbiamo scoperto un personaggio davvero interessante, che non si è sottratto a ragionamenti scomodi e soprattutto ha precisato con molta onestà intellettuale il suo pensiero.
La prima domanda che gli abbiamo rivolto ha riguardato le sue sensazioni e la risposta non si è fatta attendere.
«Sono sensazioni molto positive e la percezione l’ho avuta assistendo ad alcuni incontri di Coppa Carnia, ai quali ho notato un afflusso di pubblico sorprendente, nonostante una situazione meteorologica che incoraggiava poco. A proposito di Coppa, sono dispiaciuto per quella inesattezza che ha riguardato, nella formulazione del calendario, il girone da 3. C’è stato un intoppo, poi superato senza alcuna conseguenza».
E che Carnico ha trovato, intuito, percepito?
«A me pare che il Carnico goda di ottimo salute. Certo, inutile negare alcune criticità, dovute però ad aspetti esterni: la crisi economica, il calo demografico, l’ampia offerta di altre discipline agonistiche ha impoverito il movimento che nonostante tutto però resta uno degli avvenimenti più rilevanti sul territorio. Anche i campi da gioco sprovvisti di illuminazione sono un piccolo ostacolo alla programmazione di turni infrasettimanali che accorcerebbero un pochino la stagione».
La cosa funziona ancora bene, insomma, e quindi dove si potrebbero trovare margini di miglioramento?
«Credo che i passi più importanti vadano mossi verso le esigenze delle società. Sappiamo che durante l’estate, per esempio, in molti paesi il campionato si trova a convivere con feste o sagre paesane e per questo abbiamo cercato di ottimizzare il calendario in tal senso. A livello organizzativo posso dire che la struttura federale funziona: la Delegazione che presiedo può contare su persone davvero in gamba, come l’impiegata Sara Di Qual, sempre disponibile ed attenta a quelle che sono le esigenze, le scadenze e i compiti da assolvere».
Oltre alla Di Qual c’è una bella squadra pronta a sobbarcarsi i tanti oneri …
«Sicuramente, il mio vice Roger Stefanutti e Jacopo Valent (responsabile delle problematiche del settore giovanile) sono sempre moto attivi. Abbiamo organizzato, per esempio, per il prossimo 4 maggio, con la collaborazione dell’AIAC e dell’AIA, un incontro con i dirigenti e i capitani delle squadre per discutere delle modifiche regolamentari».
A proposito di dirigenti, non le sembra che da tanti, troppi anni, i volti siano sempre quelli.
«In effetti, non c’è stato un grosso ricambio nelle ultime stagioni. Ed invece ci sarebbe bisogno di formare nuove figure dirigenziali, gente con nuove idee che vada ad affiancare i personaggi storici delle società, “sfruttandone” l’esperienza. Orami anche le associazioni sportive dilettantistiche richiedono un impegno molto completo e qualificato. E’ chiaro che chi decide di fare il dirigente si muove sull’onda del volontariato, ma si trova poi ad affrontare problematiche che sfiorano il professionismo. Per questo una formazione non sarebbe un cattiva idea ed in questo senso cercherò di muovermi. Sempre se rimarrò alla guida della Delegazione …».
Cosa significa questa affermazione?
«Niente di particolare, una semplice constatazione: il mio mandato scade a giugno e francamente non so se verrò confermato. Non nego che mi piacerebbe molto, perché questo incarico mi ha affascinato, mi ha preso fin dal primo momento. Mi piace ascoltare i dirigenti, i giocatori, la gente, per cercare di migliorare, ma soprattutto vorrei rafforzare l’autonomia della Delegazione tolmezzina. Gestire un campionato come il Carnico, davvero atipico per molti versi, richiede, in certe circostanze, un minimo di libertà decisionale. Ecco, spero che l’attuale “squadra” dei miei collaboratori possa continuare nel suo lavoro, anche con l’aiuto dei cosiddetti volontari, dei quali apprezzerò sempre l’ impegno».
Parla di autonomia e di libertà decisionale con molta determinazione. C’è stato qualcosa che l’ ha contrariato, di recente?
«Più che contrariato, mi ha sorpreso: mi riferisco alla scelta dei Pesariis come sede della finale di Coppa Carnia. Credo che quella avrebbe dovuto essere una mia scelta. La finale di Coppa rimane forse l’evento più importante di tutto il movimento e farla diventare itinerante non la ritengo una grande idea. Certo, bisognerebbe pensare a un qualcosa che non avvantaggi solo Villa , Folgore o Tolmezzo (per rimanere alle ultime società ch l’hanno organizzata), ma la sede doveva rimanere quella. Questo, naturalmente, senza nulla togliere alle capacità organizzative della gente di Prato Carnico, assolutamente in grado di gestire, e alla grande , l’evento! Per la finale, però, Villa e Tolmezzo, sono le sedi che garantiscono centralità e maggiore logistica».
Rimaneva sempre una finale di Supercoppa da poter organizzare in maniera diversa …
«Appunto: la Supercoppa rimane un evento importantissimo ma molto più adatto ad una logica più prettamente itinerante, per numero di persone che riesce a coinvolgere e per la calendarizzazione».
Progetti per il futuro?
«Assieme a Valent stiamo valutando qualche iniziativa a livello di settore giovanile, che fatalmente risente del decremento demografico. Il torneo Pulcini in palestra è stato un grande successo e per questo, in futuro, abbiamo pensato di allargare l’iniziativa anche agli esordienti, organizzando un torneo di calcio a 5 che possa sfruttare tutti gli impianti distribuiti sul territorio».
E a livello di prime squadre?
«La mia idea sarebbe quella di riformulare il campionato suddividendo le squadre in un girone di Prima e Seconda categoria da 12 e due gironi da Terza da 8, pensando a qualcosa per aumentare il numero di partite di quest’ultima categoria, magari escogitando qualche soluzione che possa coinvolgere anche la formula della Coppa Carnia. Ho una mezza idea, vedremo. Certo, vediamo cosa ne pensa anche la Consulta, l’organismo federale creato per organizzare e ottimizzare il calcio in regione».
Una promessa alle società.
«Cercherò di essere sempre vicino ad ogni squadra, cercando di comprenderne esigenze e criticità. Credo che gli organi federali non debbano isolarsi in un rigido immobilismo istituzionale ma vivere da molto vicino la realtà».