È un Sandro Beorchia molto motivato quello che si appresta a guidare l’Ovarese nella prossima stagione.
«E come non potrei essere motivato? – esordisce il tecnico biancazzurro -. Alleno la squadra del mio paese e questo è un motivo di stimolo importantissimo per chi, come me, dà un valore assoluto alle proprie origini, alla propria identità».
Dicesti le stesse cose nello scorso agosto, dopo l’incredibile Coppa Carnia vinta a Cavazzo…
«Mi ricordo benissimo, perché questa è una cosa a cui tengo veramente. Io ho vinto la Coppa Carnia sia da giocatore che da allenatore con l’Ovarese e il mio sogno sarebbe quello di poter vincere anche il campionato. Sul campo già l’ho fatto, ora mi manca dalla panchina. Ma già il fatto di aver riportato un po’ d’amore per la maglia della squadra che rappresenta la comunità lo considero un grande successo. Non è una semplice questione di campanile, è un concetto che a mio avviso va oltre, soprattutto ai nostri livelli».
E questo sogno lo potresti raggiungere la prossima stagione?
«Beh, credo di avere abbastanza esperienza e soprattutto oggettività per affermare che per ora il sogno resta nel cassetto. Ci sono squadre più attrezzate di noi, questo è fuori di dubbio, quindi inutile cullare illusioni. Spero piuttosto di poter migliorare il piazzamento dello scorso campionato e di bissare il successo in Coppa. Questa è una manifestazione più imprevedibile e, come abbiamo dimostrato proprio noi lo scorso anno, tutto può succedere».
Che Ovarese sarà quella del 2019?
«Tosta, spero, tostissima e con voglia di fare. Intanto stiamo cercando di recuperare Rudi Coradazzi: uno come lui è un valore aggiunto per carisma, capacità di coinvolgimento e spirito di gruppo. Averlo, in mezzo al campo e all’interno degli spogliatoi fa la sua bella differenza!».
Ma state tentando anche altri due recuperi importanti.
«È vero: Roberto Cecconi, lo scorso anno alla Folgore, un buonissimo attaccante, con tanta voglia di tornare a giocare dopo i problemi al ginocchio di due stagioni fa. E poi Manuel Gonano, uno di quelle punte che fanno la differenza, per capacità realizzative e per il modo che ha di allungare la squadra. Ecco, io non ho chiesto niente alla società tranne che un attaccante con le caratteristiche di Manuel , sperando che risolva una volta per tutte i problemi alla caviglia».
A proposito di recupero, sei riuscito a “rabbonire” anche Josef Gloder…
«Josef è un carissimo ragazzo, prima ancora che un giocatore importante. Ogni tanto fa le bizze, è vero, ma è il suo modo di essere. Bisogna cercare di capirlo, ma io a uno così non volevo rinunciare».
Ma ci sono anche altri due ritorni, si dice.
«Sì, quelli di Denni Clapiz, lo scorso anno alla Folgore ma cresciuto calcisticamente con noi, e Paolo Gonano, che dopo qualche giro è tornato in Val di Gorto. E poi spero in Marco Della Pietra, uno juniores che era a Tolmezzo e sta recuperando da un intervento al ginocchio».
Come si lavora ad Ovaro?
«Direi benissimo: con i giocatori ho un ottimo rapporto ed anche con la società non ci sono mai stati problemi. Lo statuto societario prevede il rinnovo delle cariche ogni anno e questo forse è un limite, perché è difficile coinvolgere le persone in un progetto a medio termine. Servirebbe un po’ di continuità, poter operare per almeno un triennio con le stesse persone, anche se poi quei tre o quattro elementi trainanti ci sono sempre, dando la solita grossa mano».
1 Comment
by Mario
Un saluto a Sandro. Uno dei miei tanti “allievi”. Un augurio sincero di buona permanenza a Ovaro con la speranza che contribuisca alla crescita di tutta la comunità. Ha ragione sulla questione cariche sociali. Da un paio di mesi ho consegnato all’Ovarese una bozza di nuovo statuto che, fra l’altro, prevede cariche quadriennali come suggerito dal CONI.
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