MAX BROVEDANI: «IL PALUZZA PUNTA AD UNA SALVEZZA TRANQUILLA»

È un Max Brovedani estremamente realista quello che si appresta a guidare il Paluzza neo promosso in Seconda Categoria.

«Non mi nascondo le difficoltà che ci aspettano – conferma – soprattutto perché la Seconda è sempre un campionato estremamente incerto. Devo dire che la società non mi ha chiesto di fare miracoli, conscia del periodo che stiamo attraversando».

In che senso, scusa?
«Nel senso che alcuni giocatori storici, mi riferisco a Gabriele Englaro e Steve Concina, hanno deciso di fare un anno coi cugini del Timaucleulis e stiamo aspettando la maturazione di qualche giovane da portare in prima squadra.
Assieme a loro perdiamo anche Gabiele Moro, che era in prestito dal Timaucleulis, e Davide Valle, tornato nei Mobilieri da dove aveva iniziato prima di farsi le ossa in categorie inferiori».

Da Sutrio, però sono arrivati due giocatori che potrebbero rivelarsi importanti.
«In effetti, sia pur per aspetti e prospettive diverse, Yannick Nodale e Stefano Selenati potrebbero risultare elementi in grado di rappresentare un valore aggiunto. Il primo è diventato maggiorenne da poco e lo scorso anno ha disputato il campionato Allievi con i Mobilieri dopo un infortunio che lo aveva tenuto lontano dai campi per un lungo periodo. È un ragazzo molto dotato tecnicamente e se saprà inserirsi sarà senz’altro un punto di forza. Il secondo, a Paluzza, ha lasciato buoni ricordi dopo le promozioni di alcune stagioni fa. Anche lui ha qualità decisamente sopra la media, dovrà solo riabituarsi al ritmo partita dopo alcune stagioni in cui è rimasto fermo per motivi di lavoro. C’è poi il ritorno di Andrea Del Bon dal Ravascletto e l’arrivo, in prestito dal Cavazzo, del giovane Luca Zanirato».

La Società, dicevi, non ti chiede la luna.
«Nel modo più assoluto. Proprio all’inizio della preparazione parlavo col presidente, che mi ha chiesto una salvezza tranquilla e di superare, almeno, la fase a gironi di Coppa Carnia. Ci proveremo. Spero che i miei giocatori ci mettano impegno, sacrificio ed entusiasmo, che è esattamente quello che voglio da loro».

Folgore, Campagnola e Paluzza, le tue tappe da allenatore: raccontaci.
«La Folgore la sento un po’ la mia squadra, essendo di Invillino ed avendo giocato per tanti anni in maglia biancorossa: allenarla è stato un onore oltre che un piacere. A Gemona mi sono trovato bene, con una società sempre presente e con giocatori estremamente professionali. I gemonesi erano pochi e questo probabilmente influiva un pochino sul senso di appartenenza, anche se eravamo un buon gruppo. A Paluzza sono stato bene lo scorso anno, abbiamo conquistato la promozione e quando vengono i risultati, ovviamente, il clima è sempre sereno. E poi è bello fare allenamenti con almeno 18 giocatori. Quando puoi lavorare con tutto il gruppo è più semplice spiegare meccanismi e far capire che idee ha l’allenatore».

A proposito di idee, come giocherà il tuo Paluzza?
«Di base a me piace molto il 4-3-3, ma è chiaro che, come per ogni modulo, per farlo devi avere i giocatori adatti. Per questo non si può essere schiavi di una tattica particolare, ma, all’occorrenza, si cerca di sfruttare le peculiarità dei singoli o le vicende di una partita. Credo che comunque a fare la differenza non sono i moduli, ma la capacità di un giocatore di sacrificarsi nel nome del collettivo. Il calcio, in qualunque categoria si giochi, ha le sue regole ben precise».

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