ALBERTO BROLLO: «LA “MAGIA DI CURIEDI” CI AIUTERÀ A RESTARE IN PRIMA»

Con Alberto Brollo, allenatore del Fusca, ripartiamo da domenica 29 luglio 2018: quell’11-1 rimediato in casa del Cavazzo poteva essere una mazzata non indifferente ed invece…

«Ed invece, paradossalmente – dice Brollo – fu la svolta positiva alla nostra stagione, perché nelle quattro domeniche successive ottenemmo quattro vittorie che ci dettero lo slancio per la volata salvezza. In quella partita c’è tutta la mia filosofia di gioco. Mi ritengo uno zemaniano, voglio che la mia squadra sia sempre in grado di fare calcio propositivo. I giocatori devono divertirsi sempre e se si arriva alla vittoria ci si deve arrivare con il gioco ed un’identità ben precisa che non deve snaturarsi per inseguire il risultato ad ogni costo. Ho iniziato ad allenare nel settore giovanile e questo probabilmente è un retaggio che mi porto dietro».

Da zemaniano giocherai col 4-3-3?
«Diciamo che quello resta il mio schema di riferimento, ma è chiaro che l’indisponibilità di qualche giocatore o le particolari caratteristiche di un match potrebbero indurmi anche ad altre soluzioni. Fermo restando, però, il mio proposito di calcio sempre propositivo e mai speculativo».

Nomi nuovi che vedremo in arancione?
«Sono arrivati Pablo Castelnovo in porta, Alessio Tormo in difesa, Samuele Moro, giocatore tatticamente duttile e poi c’è il ritorno di Davide Vuerli a centrocampo. Non avremo più giocatori come Mattia Iaconissi, Thomas Cella e Filho Rodriguez. Ho ottenuto la disponibilità di Enrico Moro, da anni lontano dal Carnico ma sempre in buona forma visto il suo impegno con il calcio amatoriale».

Dopo la salvezza dello scorso campionato, che obiettivi avete quest’anno?
«Restare in Prima, naturalmente. Quello che andremo ad affrontare sarà il sesto campionato consecutivo nella massima serie ed io ritengo che sia un ottimo risultato per una realtà piccola come la nostra. Merito di una società sempre all’altezza per intraprendenza ed organizzazione. E poi c’è questa specie di “magia di Curiedi”. Non so perché, ma chi viene a giocare a Fusea se la porta dentro per sempre, soprattutto quelli che vengono dalla Bassa Friulana conservano questo legame indissolubile con l’ambiente».

Ci parlavi di una dirigenza sempre presente ed attenta alle esigenze della squadra.
«È così. I dirigenti fanno tutto quello che è nelle loro possibilità, non trascurando nemmeno il più piccolo dettaglio. Fanno sentire a loro agio giocatori e allenatore, ma soprattutto cercano di inculcare quel senso di appartenenza che probabilmente, poi, si trasferisce in quella “magia di Curiedi” cui accennavo prima. In una realtà come il Carnico questi sono valori aggiunti perché il fatto tecnico e quello umano sono imprescindibili. Giocare per divertirsi, va bene, ma farlo sempre con quell’attaccamento che diventa inevitabilmente un fattore importante».

Cosa vorresti trasmettere ai tuoi giocatori?
«La cosa più importante: la mia passione per il Fusca!».

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