La Viola di Alberto Copetti si prepara per la nuova stagione con l’entusiasmo e la carica giusta per non essere da meno della casa madre Cavazzo.
Mister, consentici la battuta: ma non ti sente un po’ Arlecchino, servitore di due padroni?
«Ma no – si affretta a precisare il tecnico -: a parte che in questo caso il colore è uno solo, il viola, ed è in comune, credo che questa esperienza che la società ha voluto intraprendere sia veramente interessante. Si lavora in prospettiva, siamo una specie di laboratorio dove si cerca di costruire per il Cavazzo, ma è un lavoro di sinergia, non di sottomissione».
Però è chiaro che qualche obiettivo come Viola e basta ve lo dovrete porre?
«Certamente! Si va in campo sempre per vincere, per trovare stimoli e motivazioni domenica dopo domenica. La crescita, la maturazione dei ragazzi che passano di qui rimane la missione principale, prima per la Viola e poi per il Cavazzo. In questo contesto si lavora benissimo: la dirigenza è attenta e puntuale nei confronti delle nostre esigenze. Esistono gruppi di lavoro con compiti ben definiti. A noi chiedono di fare il meglio possibile, non pretendono la promozione ad ogni costo ma, ripeto, una crescita costante che stimoli i giocatori. Il primo obiettivo resta quello dell’approdo al Cavazzo».
Si vedranno volti nuovi quest’anno?
«Abbiamo avuto qualche partenza: Gianluca Fior, Marco Pagliarulo, Gianluca Angeli e Cristian Cimador, che giocherà proprio a Cavazzo. E questo mi rende felice, perché ogni volta che uno dei miei fa il salto rimane per me una bella soddisfazione, è un premio al mio lavoro. Ma prima di tutto sono felice per lui, è chiaro. A sostituire i partenti, ecco il ritorno di Antonio Policci, Francesco Puppini e tre elementi esperti come Fadi Pellizzari, Jacopo Scarsini e Giuseppe Ciccone, che dopo l’esperienza con squadre amatoriali di Udine vuole provare un’avventura nel Carnico».
A proposito di giocatori esperti, ci saranno ancora tre elementi che tu ritieni molto importanti?
«Certamente: Franco Cimador, Fabrizio Brunetti e Marco Zearo. La loro presenza è di grande aiuto, perché sono entrati nella maniera giusta in un gruppo di ragazzi con molti meno anni di loro: in campo ed in allenamento riescono a farsi sentire, incitando, riprendendo, stimolando quando c’è bisogno. E poi non li mollano nemmeno al chiosco e la cosa è molto importante …».
Come sarà disposta in campo la Viola di Alberto Copetti?
«In linea di massima cerco di giocare con lo stesso schema del Cavazzo, proprio per dare un’identità tattica ai giocatori che potrebbero fare il salto. Di solito, la mia base di partenza è la difesa a 4, poi chiarament, se le circostanze impongono qualche variazione non sono schiavo delle mie idee. Ho fatto per qualche anno l’allenatore delle giovanili e mi è sempre piaciuto insegnare ai miei giocatori ad essere universali, riuscire, cioè a fare un po’ di tutto».