Il Carnico si interroga sul suo futuro

di BRUNO TAVOSANIS

In questo periodo quasi irreale, dove la vita sembra essersi fermata, anche il piccolo mondo del Carnico si interroga sul suo futuro.

Perchè è evidente che il prossimo non sarà un campionato come gli altri. Anzi, più di qualcuno ha alzato di molto l’asticella del pessimismo dicendosi convinto che nel 2020 non si giocherà. In ogni caso fare previsioni ora è un esercizio sostanzialmente inutile, visto che anche i “grandi” (Uefa, Fifa, leghe nazionali) navigano a vista, in attesa di capire l’evolversi della situazione.

Ecco perchè possiamo certamente ipotizzare delle alternative, come ha fatto l’allenatore dell’Ovarese Sandro Beorchia suggerendo un Torneo delle Vallate (replicando ciò che avvenne dopo il terremoto del 1976), con play off finali. Altri ritengono che si potrebbe disputare solo il girone di andata oppure prolungare il torneo fino all’ultima domenica di ottobre, magari sacrificando la Coppa Carnia per sfruttare anche le serate del mercoledì. La sola certezza, comunque, è che dovremo aspettare ancora per capire l’evolversi dell’emergenza e stilare un piano alternativo rispetto a quello che solo tre settimane fa sembrava consolidato.

Una cosa, però, mi preme sottolineare: una primavera-estate senza il Carnico non sarebbe qualcosa di così banale. Lo dico perchè alcuni ritengono non sia una priorità; ovvio che in questa momento sia così, ma è altrettanto certo che una volta avviati verso il ritorno alla vita di tutti i giorni, il campionato sarà un modo per tornare alla normalità, per consentire alle comunità di sentirsi nuovamente unite nel tifare la squadra del paese, per migliaia di persone (fra giocatori, dirigenti, allenatori, collaboratori, arbitri, stampa, appassionati e genitori, perché c’è pure il settore giovanile) di vivere la propria passione al termine di una settimana di fatiche scolastiche/lavorative o di pensieri, per regalare a chi arriva da fuori un’ulteriore opportunità di svago in chiusura di una giornata passata fra le nostre montagne.

Il Carnico è un patrimonio di un intero territorio, non dimentichiamolo. Perché se lassù, nei piani altissimi, i soldi vengono prima di tutto, qui il discorso è ben diverso: questo è il calcio vero, puro, dove la passione batte nettamente il dio denaro. Se nelle prossime settimane o mesi anche da noi si potrà giocare a calcio in totale sicurezza, significa che il “mostro” sarà stato eliminato. E allora avremo vinto tutti.

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