di MASSIMO DI CENTA
Dopo 4 anni a Cercivento (con ottimi risultati), Francesco Moser si sposta qualche chilometro più a nord: sarà lui a guidare il Timaucleulis, che riparte dalla Terza dopo la retrocessione dello scorso anno.
Perché questa scelta?
«Perchè era arrivato il momento di cambiare, per me e per loro – risponde Moser -. Quattro campionati, partendo dalla Terza e ottenendo 2 salvezze consecutive in Prima, sono tanti. Ci siamo lasciati benissimo, non c’è stato un motivo di rottura, ma probabilmente vengono meno gli stimoli, la voglia di proporre qualcosa di nuovo e di migliorarsi. Personalmente avrò sempre un bellissimo ricordo di Cercivento e del Cercivento ed anzi approfitto della visibilità che mi offre il sito per ringraziare il presidente Nicola Fabris e tutto l’ambiente per il lavoro che abbiamo fatto insieme, sempre rispettandoci ed apprezzandoci reciprocamente».
E la scelta Timau come è maturata?
«Avevo avuto altre proposte e devo ammettere che lasciare la Prima è dura, ma ritenevo intrigante e stimolante ripartire da zero, provare a ripetere un percorso tipo quello fatto col Çurçu».
E forse la società ti ha chiesto proprio questo?
«In un certo senso sì, ma è un discorso non legato al risultato immediato. Non che giocheremo solo per partecipare, è ovvio, ma è molto più importante, quando si riparte dal basso, creare qualcosa che possa dare i suoi frutti che duri nel tempo. Non c’è un ambiente da ricostruire, ma da ricaricare in termini di entusiasmo, da pungolare con stimoli nuovi ed un gruppo di giocatori da plasmare, per creare un’identità, sia sul campo che fuori. Ecco, questo intento della società coincide in pieno col mio. Chiaro che se poi dovessero arrivare anche i risultati, il processo di crescita ne trarrebbe un beneficio enorme».
Come si sono mossi sul mercato i dirigenti timavesi?
«Innanzitutto sono stati bravissimi a trattenere praticamente tutto il gruppo dello scorso anno: abbiamo perso due pedine importanti come Igor Matiz e Mongiat, ma siamo riusciti a coinvolgere due ex amatori ancori giovani come Vito De Luca e Stefano Castello. In più è arrivato mio figlio Simone Moser. Si è risolto bene anche il problema del portiere, vista la riconferma di Di Fant e il ritorno di Fabrizio Puntel, due giovani interpreti del ruolo e quindi suscettibili di miglioramenti».
Avevi già iniziato la preparazione?
«No, ma ho consigliato ai miei giocatori di fare qualcosa. Nessuna imposizione, ce ne sono anche troppe, giustamente, in questo periodo, ma consigli, appunto. Qualche corsetta per sgranchire i muscoli e poi qualche tirata un po’ più lunga per abituare il fisico allo sforzo, niente di particolare. Perché se le cose andranno per le lunghe e dovessimo iniziare in ritardo sarà importante farsi trovare un po’ rodati. Per quanto riguarda gli schemi quelli li prepareremo sul campo, piano piano».
A proposito di schemi: hai in mento un modulo particolare?
«Ogni allenatore ha il suo schema preferito: a me piacerebbe iniziare con un 4-3-2-1, ma è chiaro che dovrò vedere se le caratteristiche dei miei giocatori si riveleranno adatte ed avere da loro delle risposte confortanti in tal senso».
Ma secondo te se e quando è ipotizzabile la partenza della stagione?
«Non sanno fare previsioni gli esperti, figuriamoci se posso farne io. La speranza è quella di iniziare al più presto, perché significherebbe che questa specie di incubo è finito. Bisognerà ripensare ad una metodologia di allenamento nuova, improntata prima di tutto al non facciamoci male. Non ho sensazioni positive, però, perché le notizie non mi sembrano proprio rassicuranti. Voglio però provare ad essere ottimista ed unirmi al coro #andràtuttobene. Per il Timaucleulis, per la Carnia e per la vita di tutti».