di MASSIMO DI CENTA
Dal libro “60 anni di Carnico”, uscito nel 2010, proponiamo il ritratto di uno dei giocatori simbolo nella storia del Cedarchis, Fabio Rella.
Fabio Rella e il Cedarchis: una storia che è iniziata con un autostop, è proseguita in una sala giochi e si è conclusa… beh, non si è ancora conclusa, perché Fabio ed il Cedarchis hanno ancora fame di vittorie. Ma andiamo con ordine. Allora, succede che Fabio perda una corriera e si metta a cercare un passaggio per andare ad una seduta di allenamento con le giovanili del Tolmezzo. Il destino vuole che a portarlo a Tolmezzo sia Oscar Candoni, dirigente cedarchino. Durante il tragitto logico che si parlasse di calcio, con Candoni che la prese alla lontana, riuscendo ad ottenere però quanto meno la curiosità del ragazzo. Il quale qualche giorno dopo, mentre si trovava in una sala giochi del capoluogo carnico ricevette un invito a bere qualcosa in un bar, da Edo e Rino Rainis. Immaginatevi i fratelli Rainis nei panni del gatto e la volpe, di come i due favoleggiassero sul “Ceda” e l’ambiente giallorosso. Fabio (già incuriosito, come detto, da Oscar Candoni) restò affascinato. Cedarchis gli dovette sembrare il… paese dei Balocchi e non passò molto tempo infatti dalla sua firma sul cartellino della società giallorossa.
Il Cedarchis era formato da marpioni, gente come il “Petisso”, Fiorello Iob, Gino Di Gallo, tutti filibustieri dei campi del Carnico. E quando Fabio si presentò al primo allenamento dentro una maglia giallorossa che era già grande di suo, ma che addosso a lui (esile e mingherlino) sembrava ancora più grande, a Gino Di Gallo venne quasi spontaneo dire “Con chest a no si vinc nue!” La bordata (e Gino di bordate se ne intendeva…) anziché tramortire il ragazzo, gli fece scattare dentro la molla giusta, il fuoco agonistico che certe volte sa spingere anche oltre i propri limiti. Se a questo si aggiunge che Fabio a pallone ci sapeva fare, non è difficile capire che la profezia di Gino Di Gallo si rivelò un clamoroso autogol!
Fabio non solo si integrò alla perfezione nell’ambiente, ma l’anno dopo il suo esordio a Cedarchis arriva lo scudetto e lui ne fu uno dei protagonisti. Lui che a Cedarchis abitava ne aveva compreso fino in fondo lo spirito, quel processo di simbiosi che legava il paese alla squadra: si gioca per Cedarchis, non per il Cedarchis e questo in certe circostanze fa davvero la differenza. A quello scudetto ne seguirono altri e poi coppe e poi Supercoppe, con Fabio sempre protagonista.
L’esperienza con il Tolmezzo (furono tre anni in cui lasciò il “Ceda”) ebbe come risultato concreto quello di restituire ai giallorossi un giocatore completo. La possibilità di misurarsi con giocatori bravi e smaliziati lo fece crescere dal punto di vista della maturità tecnica e tattica. Quando tornò a vestire la casacca cedarchina aveva ancora tanta voglia di calcio e tanta voglia di vincere: ora non era più il ragazzino mingherlino con la maglia grande. Era un giocatore completo, con le stimmate del leader, pronto a fare la storia di quella squadra che lo aveva incontrato per caso mentre chiedeva un passaggio.
Del Rella calciatore si sa tutto: grinta, senso tattico, ottimo timing negli inserimenti, abile nel gioco senza palla, tutte doti, insomma, che lo hanno consacrato come una degli elementi più forti in assoluto nella storia del Carnico. Le caratteristiche appena descritte sono sotto gli occhi di tutti, ma c’è anche il lato comportamentale da tenere in considerazione: atleta corretto e rispettoso di compagni ed avversari. Basta sentirlo parlare di Alessandro Bais, per esempio: suo compagno di squadra, che considerava un fenomeno. Oppure di due dei suoi più grandi avversari: di Negyedi (autentico top del Campagnola) lo colpiva la semplicità nel giocare, quella che caratterizza i grandi giocatori. Di Stefano Vidoni ha sempre sottolineato l’umiltà, la bravura e la possanza fisica.
Questo è Fabio Rella al Cedarchis dal 1993 e al Cedarchis per chissà quanto ancora…