di MASSIMO DI CENTA
Le Rappresentive di Comitato da qualche anno non esistono più, ma in passato hanno svolto un ruolo importante di confronto con i coetanei della regione. Fra gli allenatori simbolo c’è Enrico Londero. Riproponiamo, quindi, quanto scritto nel libro “60 anni di Carnico”, uscito nel 2010.
L’attività delle varie Rappresentative avrebbe dovuto essere per il Comitato una specie di fiore all’occhiello: confrontarsi con le altre realtà regionali era il test più probante per verificare la bontà organizzative ed il livello tecnico dalla struttura locale. Usare all’inizio del paragrafo il termine “avrebbe dovuto essere” fa immediatamente pensare a qualcosa che invece non è andata e non va come dovrebbe. Abbiamo detto, più volte, come il Carnico, nelle tendenze, abbia seguito vezzi e malcostumi di quello professionistico e le Rappresentative non hanno smentito la regola. Così come per la Nazionale di calcio professionistica, anche per le selezioni di Comitato, interesse ed affetto sono venuti sempre meno nel corso degli anni.
Le società, impegnate nei loro campionati, quasi sempre non considerano la convocazione di un loro tesserato in Rappresentativa un premio. Un premio che non riguarda solo il giocatore, ma anche i tecnici di quella società che quel ragazzo allena e aiuta a maturare. Anche i ragazzi convocati, ultimamente, non considerano questa opportunità come quella splendida avventura che in realtà è, ma una specie di costrizione alla quale sono obbligati, pensa squalifica in caso di mancata presentazione. Sicuramente, da quando è cambiata la formula, il Comitato tolmezzino è stato notevolmente penalizzato: inizialmente, infatti, ai Tornei per queste selezioni partecipavano solo le squadre delle Terza Categoria dei sei Comitati provinciali. E Tolmezzo, in quelle prime edizioni, ottenne sempre buonissimi risultati.
Probabilmente furono proprio questi risultati a suggerire agli organizzatori di cambiare formula. Da qualche anno, infatti, al “Torneo delle Province” partecipano anche atleti selezionati in Prima e Seconda categoria regionale ed è chiaro come Tolmezzo sia svantaggiato da questo criterio che offre agli altri Comitati una possibilità di selezione molto più massiccia.
A guidare le varie Rappresentative si sono alternati negli anni tecnici validi ed appassionati che con la collaborazione dei dirigenti federali del Comitato hanno sempre tenuto alto comunque il nome del capoluogo carnico. Tutti questi tecnici devono sentirsi orgogliosi di aver avuto questa possibilità ed anche se i risultati non sempre ne hanno premiato il lavoro e l’impegno a tutti loro bisogna essere riconoscenti.
In questo piccolo spazio dedicato alle Rappresentative, però, consentiteci di ricordare brevemente Enrico Londero. Di lui ce ne hanno parlato colleghi e collaboratori. La cosa che più colpisce è che di lui tutti hanno detto quasi le stesse cose e quando c’è una perfetta identità di giudizio nei confronti di una persona significa che siamo di fronte a valori oggettivi, qualità che sono sotto gli occhi di tutti e non frutto di valutazioni individuali. Insegnante di educazione fisica, il gemonese Londero coi ragazzi ci sapeva fare, non solo perché se l’era scelto come professione, ma per una specie di inclinazione naturale. Era un grande appassionato dell’attività fisica, che però non doveva mai essere fine a sé stessa, ma accompagnata da un equilibrio mentale indispensabile per la pratica sportiva. Era quasi un maniaco dei dettagli, quei piccoli accorgimenti, cioè, che a volte fanno la differenza. Generoso per natura e disponibile al dialogo, riusciva a tirar fuori il meglio da ogni ragazzo, dopo averlo motivato e fatto sentire parte di un progetto utile alla formazione umana dei ragazzi. Per questo ha sempre creduto molto in questa manifestazione, alla quale dava un’importanza enorme, vedendola come motivo di scambio fra ragazzi di diversa estrazione culturale e sociale.
La disponibilità con la quale ha svolto il suo compito gli veniva restituita in toto dai suoi giocatori che ne apprezzavano carisma e competenza. Ma anche i suoi collaboratori lo stimavano moltissimo: li elogiava in ogni circostanza e con loro condivideva consensi e critiche. Persona cordiale ed affabile, Londero non perdeva mai compostezza e riservatezza, senza mai lasciarsi andare nei momenti di entusiasmo. Alla fine di ogni partita si eclissava: il tempo necessario a capire i risvolti tattici e psicologici del match appena disputato. Nell’anno in cui tutte le squadre partecipanti al Torneo furono ospitate al “Green Hotel” di Magnano, seppe vivere quell’esperienza assieme ai suoi ragazzi facendoli sentire dei piccoli “professionisti”. Li fece sentire importanti e per lui scelse un basso profilo, lo stesso che ha deciso di adottare da quando ha abbandonato il mondo del calcio. Quella riservatezza e quella compostezza che ha sempre manifestato evidentemente fanno parte del suo modo di intendere la vita. Si è defilato, Londero, come faceva alla fine delle partite, geloso forse dei suoi stati d’animo e delle sue emozioni. Chi lo conosce non ha esitato neanche un minuto a condividerne la scelta.
Questo è Enrico Londero, uomo disponibile, modesto, misurato e per certi versi… figlio unico.
Nella foto la super Rappresentativa Juniores del 1993: in seconda fila da sinistra Geremia Gonano (vice allenatore), Gianni Donada, Luca Roseano, Secondo Cattaino, Stefano Vidoni, Paolo Rupil, Fausto Linda, Raffaele Toffoletto, Giobatta De Reggi (accompagnatore ufficiale), Giacomo Cortiula (presidente).
In prima fila da sinistra Enrico Londero (allenatore), Ado Agostinis, Massimo Borchia, Andrea Carrera, Cristian Zanier, Jean Jacques Maion, Maurizio Valle, Alessandro Lozer, Claudio Leschiutta, Cristian Scarsini.