Ivano Picco al Glemone ma con la Val del Lago nel cuore

di MASSIMO DI CENTA

Ivano Picco, quest’anno al Glemone (Seconda categoria), è uno abituato a passare dai campionati regionali al Carnico: negli scorsi anni, infatti, aveva già vestito le maglie dell’Artegna in Prima categoria e del Tolmezzo in Promozione, ma con il cuore sempre alla sua Val del Lago.

A proposito, Ivano, a dicembre cosa fai?
«Torno alla Val del Lago, non si discute nemmeno. Ho un sogno che preferisco non svelare e voglio che questo sogno si trasformi in obiettivo».

E se il Carnico non si dovesse disputare nemmeno il prossimo anno?
«Correrò il rischio di rimanere fermo per qualche mese».

Come sei arrivato al Glemone?
«Una volta che è diventata ufficiale la decisione che il Carnico non si sarebbe disputato, ho iniziato ad allenarmi un po’ in palestra e un po’ a casa. Non era il massimo, per questo quando Stefano Cucchiaro, che era già al Glemone, mi ha proposto di andare ad allenarmi con loro, ho accettato volentieri. Inizialmente non avevo intenzione di giocare, anche perché avevo un problema al ginocchio e non sapevo se avrei dovuto operarmi. Non volevo prendere un impegno che poi avrei potuto anche non mantenere. Il ginocchio, per fortuna, non si è più fatto sentire e a quel punto la voglia di giocare ha prevalso su tutto».

E dove ti fa giocare l’allenatore Massimo Pittoni?
«Sto giocando punta, per necessità di squadra: abbiamo qualche problema di infortunati in avanti e io ho dato la mia disponibilità. Se poi, una volta ripreso il campionato, il mister mi chiederà di giocare a centrocampo, nessun problema».

A proposito di mister, come ti trovi con lui?
«Benissimo, è una persona tranquilla e disponibile. In allenamento spiega ciò che dobbiamo fare, parla molto con noi giocatori. Ma è tutto l’ambiente ad essere davvero accogliente: i dirigenti sono sempre presenti e pronti ad ascoltare qualsiasi esigenza ed il gruppo dei giocatori è bellissimo, c’è un mix perfetto tra giovani e meno giovani. Si vive tutto in grande armonia».

Differenze tra le varie categorie in cui hai giocato?
«Beh, la Promozione è abbastanza dura: corsa, pressing, cura dei dettagli tattici e discreta qualità generale. La Prima e la Seconda puntano più sul fattore agonistico. Io credo che una squadra del Carnico, ad esempio Cavazzo, Villa e Mobilieri, in Seconda o anche in Prima potrebbero fare bella figura».

 

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