di MASSIMO DI CENTA
Dario Iuri se n’è andato così, a 66 anni, con negli occhi le immagini di una delle cose che amava di più al mondo: il calcio. Durante la finale degli Europei, al 90’, un male improvviso lo ha colto di sorpresa e non c’è stato il tempo per poter fare qualcosa: ci ha provato la moglie Fides a rianimarlo, con un massaggio cardiaco ma non c’è stato niente da fare. Il triplice fischio dell’arbitro della finale ha rappresentato anche la fine della sua esistenza. Un’esistenza caratterizzata dall’impegno sociale e sportivo.
Sindaco di Cavazzo per due legislature (dal 2004 al 2014), Iuri ha saputo farsi apprezzare per le capacità di egregio amministratore, dall’alto di un carattere fermo e deciso, una schiettezza che magari gli avrà procurato anche qualche “nemico” ma anche tanti apprezzamenti e riconoscimenti. E poi il calcio, la passione di una vita, come si diceva. Il Cavazzo, punto di partenza e di arrivo di una carriera che lo ha visto protagonista anche con le maglie di Tavagnacco, Osoppo, Trasaghis e Val del Lago.
In viola ha trascorso anni bellissimi, partendo dai Pulcini ed arrivando all’esordio in Prima squadra all’età di 16 anni: libero vecchia maniera, di quelli che magari non avevano piedi gentili, ma tanto agonismo e la capacità di saper prevedere le situazioni. La carriera da calciatore si chiuse nel 1993 ed iniziò quella di allenatore e dirigente, con una fedeltà alla causa davvero encomiabile. Nel libro sui protagonisti della storia del Carnico, raccontò che gli inizi da dirigente furono davvero difficili: una squadra ridotta all’osso, con pochi elementi ed altri racimolati qua e là all’ultimo momento. Da lì la scelta di puntare su un settore giovanile in grado di assicurare continuità al sodalizio. Nel suo intervento sulla pubblicazione del testo, la sua ultima frase non racchiude presunzione ma un pizzico di orgoglio: “Forse – dice Dario – il Cavazzo di oggi è iniziato proprio quell’anno”.
Personaggio anticonformista e anche goliardico, il giorno in cui il Cavazzo, nel 2012, conquistò lo scudetto a Cercivento, si presento al “Morassi” con la tuta di quel Cavazzo che con lui giocatore conquistò una promozione storica in Prima categoria senza perdere una partita. In quella tuta, diciamo così, vintage, era racchiusa la semplicità e il senso di appartenenza che lo ha sempre legato a Cavazzo, sia sul terreno di gioco sia nel palazzo comunale.
Alla moglie Fides, ai figli Luca ed Oscar ed alla sorella Maria Teresa, l’abbraccio affettuoso di chi Dario lo ha conosciuto e apprezzato.
I funerali si svolgeranno mercoledì 14 luglio alle ore 16 nella chiesa della frazione di Somplago.