di LORENZO MORO
Anche per il Carnico un tema centrale è la crescita dei giovani. La sempre maggior attenzione verso lo sviluppo dei propri ragazzi ha portato molte società ad avvalersi di figure preparate, pronte a mettere a disposizione le proprie competenze per far sì che i giovani abbiano i giusti strumenti per divertirsi e crescere nel migliore dei modi, sportivamente e non.
Oggi andiamo quindi alla scoperta di Nicola Candussio, difensore in forza ai Mobilieri e sutriese doc, le cui competenze, frutto anche di una laurea in Scienze Motorie, sono a disposizione del settore giovanile della squadra di Sutrio.
Nicola, da dove nasce questa tua passione e dedizione per l’insegnamento verso i giovani?
Fin da piccolo ho sempre avuto la passione nell’insegnare ai ragazzi più piccoli di me, è qualcosa che avevo dentro. Con il tempo poi ho visto che questa passione continuava e ho cercato di fare un percorso di studi dove potessi far diventar questa passione il mio lavoro. Per tale motivo ho scelto Scienze Motorie come percorso universitario. Un percorso sostenuto anche dal fatto che mi trovavo a mio agio dopo le prime esperienze con i ragazzi.
Da dove è iniziato concretamente il tuo percorso?
La prima esperienza è stata con i giovani della Nuova Osoppo, grazie a Ermes Cargnelutti, mio allenatore durante il periodo delle giovanili a Tolmezzo. Lo stesso Ermes mi aveva “arruolato” a Osoppo per allenare i ragazzi. Percorso che poi è durato 4 anni per poi continuare a Sutrio.
Cosa ti ha insegnato l’esperienza di Osoppo?
Ha consolidato quella che era la mia volontà di lavorare con i giovani, capendo che il mio futuro è proprio questo.
Ecco, parlaci quindi della tua esperienza con la squadra di casa, i Mobilieri.
Sono ormai 5-6 anni che sono nell’orbita dei Mobilieri, chiamato inizialmente per giocare nella prima squadra, per poi essere impegnato con i giovani, grazie anche alla esperienza maturata. Recentemente seguivo i Pulcini e nel futuro continuerò sicuramente con questa categoria o con gli Esordienti.
Quanto è importante essere preparati al meglio per poter andare in contro alle esigenze dei ragazzi?
Sicuramente è importante. Anche il fatto di aver svolto il corso per il patentino UEFA C, a cui hanno partecipato tanti tecnici che adesso allenano nei settori giovanili in Carnia, risulta fondamentale. L’importanza di tale patentino deriva dal fatto che esso fornisce una base solida e permette di ampliare le proprie visioni come allenatore, anche per quelle persone che magari non avevano fatto un percorso di studi specifico. Un corso secondo me fondamentale prima di poter allenare i giovani, in quanto, se pur il calcio dei giovani sembri uguale al calcio dei grandi, esso è in realtà molto diverso.
Che cosa hai imparato tu, invece, dallo stare in contatto con i ragazzi?
Sicuramente di avere una visione ampia, di non pensare in un unico modo. Questo perché i giovani hanno tante soluzioni che spesso noi adulti non vediamo, ma che i ragazzi esprimono attraverso, per esempio, gli esercizi.
Quali gli auspici per il futuro?
Obiettivo principale sicuramente quello di continuare a crescere per migliorare le mie lacune. Mi auguro che il Carnico continui ad essere incentivato a livello di attività di base. Anche perché, secondo me, i talenti al giorno d’oggi provengono non più dalle città ma dai paesi. Dobbiamo sfruttare questo fattore e, tramite tanta cooperazione, cercare di sviluppare il calcio giovanile della nostra zona.