Buzzi: «Tanti uomini in attacco, ma ci sarà spazio per tutti»

di MASSIMO DI CENTA

Inizio di stagione anomalo per Gilberto Buzzi, costretto a guidare la preparazione della sua squadra seduto su una sedia a bordo campo. Un infortunio durante una partita di calcio a 5, infatti, ha costretto l’allenatore dei Mobilieri a stare fermo, usando solo le stampelle per muoversi.

Una preparazione diversa, mister?
«In questa prima fase la parte più importante spetta ai miei collaboratori, che per fortuna stanno benissimo – risponde –. Manuel Dell’Oste, Marco Guglielmacci, Alessandro Morassi e Davide Barlocco, per quanto riguarda la preparazione atletica, stanno facendo un grande lavoro. Per ciò che concerne il lavoro sulla tattica, posso anche farlo seduto su una sedia».

A proposito di tattica, proporrai qualcosa di nuovo?
«Sono tanti anni ormai che alleno questo gruppo e quindi la squadra ha una sua identità ben precisa. Chiaramente dovrò lavorare di più sui nuovi, ma ho più di un mese per amalgamarli con i compagni».

Un gruppo numeroso e anche con molta qualità. Il mercato ha portato un vero e proprio affollamento nel settore avanzato, è vero?
«Diciamo che è stata confermata per intero la rosa dello scorso anno, fatta eccezione per Gabriele Straulino, che è andato a Ravascletto. A questi si sono aggiunti i rientri di Luca e Damiano Marsilio, Gabriel Del Negro dal Donatello e Denis Moser, lo scorso anno a Ravascletto. Sicuramente la gestione del reparto offensivo sarà quella che mi darà più da fare. Ma le partite sono tante e quindi ci sarà spazio per tutti».

Inutile dire che siete tra le favorite per il titolo.
«Le vittorie si conquistano sul campo, il resto sono chiacchiere. Ho una buonissima squadra ma, ripeto, sarà il campo a dire se alle parole si aggiungeranno i fatti. Certamente i numeri che ho a disposizione mi consentiranno alcune varianti tattiche. Non sono schiavo di un metodo, che può variare a secondo dello stato di forma o anche per esigenze in una singola partita. Avere tante scelte è impegnativo, è vero, ma mi consente anche di lavorare con una certa tranquillità, soprattutto perché veniamo da un periodo di inattività che potrebbe riservare sorprese. Le poche partite disputate nella scorsa stagione non sono bastate, credo, a smaltire la ruggine dell’anno prima».

Parli spesso di qualità, di modo di giocare, di serietà. Ne hai fatto una questione di principio?
«Diciamo che a me piace fare calcio in un certo modo: arrivare al risultato, attraverso il bel gioco e la serietà. Personalmente credo che nel Carnico ci siano troppe squadre e quindi la qualità si troppo “spalmata”. L’ideale sarebbe ridurre il numero delle squadre, anche a costo di sacrificare il campanile, e puntare su giocatori bravi e che abbiano voglia di impegnarsi».

 

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