Bilancio di Ferragosto fra partecipazione popolare, infortuni e portieri

di MASSIMO DI CENTA

La pausa di Ferragosto ci consente di fare un bilancio sommario prima che le vicende del campionato entrino nel vivo.

In generale si può dire che il Carnico, a livello di partecipazione, stia vivendo una stagione interessante: lo stop imposto dal Covid ha aumentato di sicuro l’interesse verso la manifestazione, coinvolgendo un numero altissimo di spettatori alle partite.

Per quanto riguarda il discorso più strettamente tecnico, c’è da dire che rispetto agli anni Ottanta e Novanta il livello qualitativo è sicuramente inferiore, ma questo va letto nell’ottica più generale di un impoverimento che, partendo dalla serie A, investe tutte le serie inferiori. Da tenere in considerazione, in quest’ottica, un paio di fattori che potrebbero sembrare banali ma che in realtà non lo sono: gli infortuni ed il ruolo del portiere.

Degli infortuni avevamo già parlato ad inizio stagione, credendo che fossero legati ad un ripresa dell’attività agonistica affrettata dopo il lungo periodo di stop. Questa però è solo una delle chiavi di lettura, ma in realtà ce ne sono anche altre. Gli infortuni traumatici incidono per una bassa percentuale rispetto al numero globale di giocatori che non possono essere a disposizione. Un esame più attento della natura degli infortuni ci dice che sono molti i problemi muscolari, tendinei ed articolari. Il gioco è più veloce, ma non sempre (con due allenamenti a settimana) si può preparare il fisico a sopportare sollecitazioni impensabili fino ad alcuni fa. A questo va aggiunto un dettaglio che sembra banale, ma banale non è: una volta nei paesi si vedevano ragazzi giocare in strada fin da piccoli, sulle piazze d’asfalto, che potevano essere una buona “palestra” per uno sviluppo muscolare, magari un po’ rudimentale, ma senza dubbio efficace. A questo va aggiunto il fatto che la cosiddetta “vita d’atleta” (che nessuno pretende da dilettanti allo stato puro) sia solo un’ espressione senza riscontri nella realtà. 

Per quanto riguarda il ruolo del portiere, il discorso andrebbe fatto con gli esperti del settore. C’è una carenza, per quanto riguarda i numeri 1, assolutamente importante. Non è un caso se negli ultimi anni ci sia un proliferare di scuole portieri. La specificità del ruolo richiede una preparazione particolare. Inoltre la carenza di numeri uno è in qualche modo aggravata dalla quasi scomparsa dei numeri 12. Nel nostro campionato sono in molte le squadre che per diverse partite sono state costrette a schierare tra i pali un portiere non di ruolo: vengono in mente in particolare Verzegnis, Val del Lago, Cedarchis e Castello. Una volta il numero 12 era un ruolo basilare: non occorreva che fosse bravo come il titolare, bastava però che fosse un portiere, magari anche avanti con l’età (chi non ricorda Aulo Berazi o Tarcisio Iob, capelli bianchi ma padronanza del ruolo?). Adesso, nelle liste che i dirigenti presentano all’arbitro prima della gara, spesso la casellina col numero 12 rimane vuota o presenta un giocatore di movimento…

(foto di Alberto Cella)

 

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