di MASSIMO DI CENTA
A 32 anni, Nicholas Pittoni dice basta con il calcio. Una scelta dolorosa per il capitano della Folgore.
«Dolorosa ma inevitabile – precisa il centrocampista –, perché i problemi legati al ginocchio non mi danno più la possibilità di allenarmi ed interpretare il calcio come vorrei».
Un calcio che hai iniziato a praticare fin da piccolo.
«Eh sì, ho iniziato nel Real Imponzo Cadunea, la squadra del mio paese: Pulcini ed Esordienti, prima di approdare a Tolmezzo, dove dopo i campionati Giovanissimi e Allievi sono passato nella Juniores, con tanto di esordio in prima squadra nell’ultima giornata di un campionato di Eccellenza».
E poi è arrivata la Folgore, l’amore calcistico della tua vita…
«Tutto è iniziato quando l’attuale presidente Andrea Brovedani, che allora era un dirigente, ha iniziato a “corteggiarmi” , parlandomi dell’ambiente Folgore in maniera entusiastica. E devo dire che aveva ragione: mi sono subito trovato bene, per il calore, l’affiatamento, quel senso di sentirsi come in famiglia che domina nella squadra».
La tua partita più bella con la maglia biancorossa?
«Una larga vittoria in casa della Moggese: mi pare che finì 5 a 1 o 5 a 0, ma quel giorno me lo ricordo bene: eravamo entrambi in lotta per la promozione e vincere in quel modo fu fantastico, anche se alla fine loro furono promossi e noi no. Segnai anche un gol, cosa rara per me che in tutta la mia carriera penso di non essere arrivato in doppia cifra».
Il tuo rapporto con gli allenatori che hai avuto?
«Nessun problema: sono sempre andato d’accordo con tutti, ferme restando quelle che possono essere state le solite discussioni di spogliatoio. Se devo fare due nomi, direi Dario Cicutti, un motivatore pazzesco, e Francesco Moser, attuale tecnico della Folgore: un perfezionista che cura ogni dettaglio tecnico, tattico e umano».
E ora cosa farai nel calcio?
«Penso che collaborerò con la Folgore a livello societario. Per ora non mi vedo seduto in panchina, non ho proprio l’indole. Poi magari potrei cambiare idea. Ma per ora la vedo così».
In occasione dell’ultima partita di campionato la società di Invillino ha organizzato una festa di addio per Nicholas, al quale tutto l’ambiente ha voluto esprimere gratitudine e affetto con una bellissima lettera, della quale proponiamo il testo.
Ciao capitano. Che dire? Da dove cominciare? Se si potesse, vorremmo riavvolgere il nastro e ricominciare da capo, ma purtroppo non si può. Questo è sicuramente un momento triste ma vorremmo diventasse un momento di gioia perché tu hai portato gioia nel nostro ambiente, caro il nostro capitano. Tu che hai cominciato la tua avventura nella nostra amata Folgore e sei rimasto sempre fedele alla nostra maglia anche quando i tempi non erano dei migliori, quando si faceva fatica persino a racimolare sufficienti giocatori per potersi iscrivere al campionato. Tu che avresti potuto andare a giocare in altre squadre con ambizioni più alte delle nostre, diverse squadre del Carnico infatti si sono fatte avanti, ma tu hai scelto e sempre e comunque, senza esitare, le Saette. Tu che per questa maglia hai esultato, lottato. pianto e riso fino all’ultimo minuto di gioco. Tu che non hai mai mollato, tu che sei sempre stato, non mancando mai. Tu che ci hai sempre messo passione, testa e cuore. Tu che quest’ anno avresti meritato di alzare al cielo la coppa Carnia e per noi sarebbe stata un’immensa gratificazione vedertelo fare ma non è andata cosi. Speriamo un giorno tu possa farlo sotto un’ altra carica all’ interno della società perché speriamo che, la tua avventura nella Folgore, non finisca qui ma continui al di fuori del campo di gioco. E’ strano pensare alla Folgore senza di te, senza vederti in mezzo al campo, senza sentire tua madre snocciolare le sue perle a tuo riguardo. Questo non e’ un addio caro Pit ma solo un caloroso ciao. Ti vogliamo un mondo di bene capitano e grazie di cuore per tutto ciò che hai fatto in questi anni.