di MASSIMO DI CENTA
Quella dell’Ardita è stata una promozione quasi annunciata. Dopo la delusione dello scorso anno, quando il salto di categoria sfumò nel finale di campionato a causa di due sconfitte interne con La Delizia e Val Resia, la formazione di Forni Avoltri si presentava al via di questa stagione con il ruolo di una delle favorite.
Lo sapeva anche Maurizio Romanin, che anche nelle interviste prima dell’inizio di campionato non si era mai nascosto. Non era spavalderia, ma consapevolezza di avere una squadra pronta. Lo scorso anno probabilmente i tanti giovani della squadra si smarrirono proprio nel momento decisivo. E il tecnico ha puntato proprio sulla voglia di riscatto dei suoi giocatori per tirar fuori una stagione memorabile, che si è conclusa con il salto in Seconda e la conquista della Coppa di Terza categoria.
Una partenza lanciata, poi alcuni brevissimi momenti di appannamento, ma un cammino assolutamente da grande squadra. Nella prima fase, su 14 partite, sono arrivate 11 vittorie, un pareggio e due sconfitte, con 35 reti all’attivo e solo 12 al passivo. La seconda fase, a quel punto, è stata una specie di formalità, una sorta di conteggio alla rovescia in attesa del verdetto matematico.
Dietro questa stagione c’è anche un progetto partito da lontano, puntando sui tanti giovani del posto, affiancati da qualche elemento di esperienza. Il lavoro svolto negli anni da Andrea Stua a livello di settore giovanile e la preziosa collaborazione di Gussetti sono stati per Romanin il valore aggiunto di una macchina che ha funzionato a perfezione, anche grazie al super lavoro di Gino Caneva, il preparatore, capace di tirare a lucido la condizione fisica dei giocatori. È stata una vittoria del collettivo, perché davvero la squadra ha dato l’impressione di una grande solidità e di un’identità tattica ben precisa. Per questo ci sentiamo di dire che Maurizio Romanin abbia grandi meriti nella costruzione e conduzione di questa squadra.
A detta di molti l’Ardita è una delle formazioni che pratica il più bel gioco nel Carnico, potendo contare anche su individualità di assoluto rilievo: i fratelli Manuel e Gianluca Ferrari, Thomas e Alex Romanin, Pietro Pallober ed Eric Boscariol sono nomi dei quali si sentirà parlare nei prossimi anni. Ma è innegabile che la qualità di Pellegrina, le reti di Carrera e il genio di Della Pietra abbiano portato punti e certezze, perché sono stati gli uomini in grado di emergere nei momenti decisivi, come nella finale di Coppa di Moggio, quando furono proprio Pellegrina, “Pisu” e Della Pietra a finire nel tabellino dei marcatori.