di MASSIMO DI CENTA
Il pareggio di Sappada ha tolto anche le ultime, debolissime speranze di salvezza all’Ancora, che torna così in Terza Categoria, dalla quale era salita in Seconda al termine della stagione 2019. È stata una retrocessione dolorosa, come ci spiega il presidente Omar D’Agaro.
«Sapevamo che non era facile – afferma – nonostante il quinto posto dello scorso anno, che forse aveva illuso l’ambiente. Probabilmente il primo responsabile di questa annata storta sono io, che non ho saputo capire le difficoltà a cui potevamo andare incontro. Ho pensato che la squadra che così bene aveva fatto l’anno prima potesse ripetersi, ma nel calcio purtroppo non è così. La programmazione è fondamentale ed io, evidentemente, non ho saputo farlo».
Però, presidente, permettici di dire che addossarsi tutte le responsabilità è francamente riduttivo.
«È chiaro che ognuno ha avuto la sua parte di colpa, ma continuo a ritenere di essere il maggior responsabile di questa situazione».
Ma in campo non va il presidente…
«Anche questo è vero ma non ho saputo intervenire a monte. Ho imparato sulla mia pelle, però, che è proprio nei momenti di difficoltà che il giocatore deve lasciare il posto prima di tutto all’uomo. Ecco, nel corso della stagione, appena le cose sono iniziate a girare male, molti giocatori non si sono più fatti vedere. Inutile fare nomi:chi sa, sa. Disertare gli allenamenti e poi pretendere di giocare non è giusto nei confronti di chi ogni settimana lavora con impegno e passione. Sono presidente da 12 anni ma questo è stato davvero l’anno più difficile del mio mandato. Ho dovuto gestire situazioni davvero complicate».
E l’allenatore, Silvano Agostinis, potrebbe avere qualche colpa?
«Tutti possono fare qualche sbaglio, ci mancherebbe, ma ditemi cosa avrebbe potuto fare quando doveva preparare le partite con tanti assenti. Direi che invece è stato bravissimo a coinvolgere e motivare i giocatori anche quando era chiaro che ormai le cose avevano preso una piega irreversibile».
Il prossimo anno si riparte con lui, allora?
«Per quanto riguarda la società non c’è il minimo dubbio. Bisogna vedere se anche lui vorrà prendere la stessa decisione. Noi ce lo auguriamo, per la sua serietà, la sua competenza, la sua passione e il suo attaccamento all’Ancora. La squadra è quasi una famiglia e infatti anche il paese ci ha sempre seguito nonostante i risultati negativi. Ripartiremo con lo zoccolo duro di quelli che ci tengono, cercando di portare da noi gente motivata e che sappia affrontare le difficoltà come di solito fanno gli uomini veri».