di MASSIMO DI CENTA
È un Claudio Fortunato profondamente deluso ed amareggiato quello che ci chiede un po’ di spazio per commentare quanto successo mercoledì sera nella partita Val Resia-Ampezzo, valevole per la settima giornata della seconda fase di Terza Categoria.
Il direttore sportivo dei resiani si riferisce alla direzione di gara di Jacopo Fachin, non tanto per gli errori (a suo dire) commessi durante il match, quanto per l’opportunità della designazione.
«La partita di mercoledì – sottolinea – era davvero molto importante per noi: con una vittoria saremmo andati a quattro punti dall’Audax e a tre dallo stesso Ampezzo, con la prospettiva di dover affrontare sabato i fornesi in uno scontro diretto che avrebbe potuto dare una svolta importante nel nostro girone».
Perché questa presa di posizione così ferma e decisa?
«Non mi riferisco soltanto alla direzione di gara: decisioni che spesso ci hanno penalizzato in alcuni episodi, un calcio di rigore non concessoci per una fallo di mano piuttosto evidente in area ampezzana e infine l’episodio del cambio nei secondi finali della gara. La panchina era pronta a mandare in campo un giocatore, ma Fachin non ha consentito l’ingresso sul terreno di gioco, dicendo che ormai la partita stava finendo. Cosa che non è scritta in nessuna norma del regolamento: una squadra può effettuare un cambio anche a un secondo dalla fine, mi risulta».
Ma il vero motivo di risentimento è un altro, vero?
«Sicuramente, mi riferisco alla scelta di mandare un arbitro originario di Ampezzo ad arbitrare la squadra del suo paese. Non credo di fare esercizio di dietrologia, ma ribadisco, forte, il concetto che per una gara importante è stata pensata una designazione infelice. È una questione di correttezza e opportunità: possono esserci dei condizionamenti magari anche inconsci e proprio per questo bisogna valutare bene il tipo di situazione».
(in copertina Claudio Fortunato)