di MASSIMO DI CENTA
La retrocessione del Paluzza è l’unico verdetto emesso dall’ultima giornata di campionato. I nerazzurri tornano in Terza dopo la promozione del 2018, che li portò in una cadetteria nella quale, l’anno successivo sfiorarono addirittura il passaggio in Prima, terminando la stagione al terzo posto a pari punti con la Velox che, in virtù di una migliore differenza reti, andò a giocarsi lo spareggio con la Folgore, vincendo ai rigori. Ci furono gli anni del Covid e alla ripresa del campionato, nel 2022, arrivò una salvezza complicata ma centrata. Quest’anno invece le cose sono andate in maniera diversa.
Eppure non era iniziato male il campionato, quando nelle prime giornate la squadra seppe farsi valere e anche quando arrivarono le prime sconfitte i ragazzi di Di Bello se la giocavano con tutti. E poi cosa è successo? Difficile darsi delle risposte, ma è chiaro che da un certo punto in poi le cose sono precipitate, La squadra non era più in grado di esprimere una manovra accettabile, infilando una lunga serie di risultati negativi: l’ultima vittoria è datata 10 giugno, quando al Comunale di via Mulines i paluzzani sconfissero addirittura l’Ovarese. Da quel giorno, 13 sconfitte, inframezzate solo dal pareggio in casa dell’Ancora (era il 22 luglio), evitata solo grazie ad un calcio di rigore nel finale con la formazione di Prato Carnico in doppia inferiorità numerica. Numeri impietosi, insomma, confermati dai gol fatti (18, il peggiore attacco del girone) e quelli subiti (45, solo Ancora e La Delizia hanno fatto peggio).
A Paluzza, nonostante la buona tradizione calcistica (due campionati vinti, una Coppa Carnia e due finali disputate) non c’è mai stato una grande feeling tra paese e società, indipendentemente dai risultati e questo è uno dei motivi per cui la storia calcistica dei nerazzurri è sempre stata travagliata. E questo nonostante un settore giovanile che da sempre ha sfornato giocatori di assoluto valore nel panorama calcistico locale, basti pensare ai fratelli De Cillia e Toch, a Gianni Plazzotta, Luigi Clara, Paoloni, alla famiglia Zammarchi (padre e figli), ai fratelli De Franceschi, Stefano Moro, con la punta massima raggiunta grazie ad Elia Lazzara (esordio in nerazzurro a 16 anni) arrivato nel calcio professionistico. Per dire, in pratica, che la società si è sempre dimostrata sensibile nei confronti della comunità, trovando, come detto pochi riscontri.
C’è poi la questione dell’impianto di gioco e qui probabilmente una critica bisogna rivolgerla alle varie AmministrazionI comunalI che si sono avvicendate nel tempo: vada per gli spogliatoi (funzionali e ben attrezzati), ma il terreno di gioco è da anni uno dei peggiori della zona, la tribuna è un capolavoro di inadeguatezza e il chiosco, costruito grazie anche alla generosità e al lavoro di alcuni dirigenti, è lì pronto ma non può essere aperto per chissà quali intoppi burocratici.
Ora, sappiamo che le risorse per i Comuni sono sempre più limitate, ma non servirebbe un grande sforzo per dirottare alcuni capitoli di spesa verso una società che comunque, fino a prima del Covid, si è sempre distinta per l’impegno profuso nei confronti dei ragazzi del paese.
Tornando alla dolorosa retrocessione di quest’anno, evidentemente ci si era illusi che la squadra in grado di salvarsi nel 2022 avrebbe potuto ripetersi e magari non si è riusciti a portare a Paluzza elementi in grado di fare quel piccolo salto necessario per integrare una rosa che comunque ha buoni elementi per la categoria, come i due portieri Gortan e Gonano, Alessio Ortobelli, Giorgio Plazzotta, Simone Unfer e Cristiano Puntel. Da loro, quasi sicuramente, ripartirà il Paluzza dalla Terza il prossimo campionato.