Le donne del Carnico: Monica Chiapolino

di FEDERICA ZAGARIA

Incontro Monica Chiapolino davanti ad un bel caffè caldo, che aiuta sempre a fare due chiacchiere tra donne. Ho pensato a lei per questa rubrica perché so che è uno dei punti fermi della Folgore e sono spinta anche dalla curiosità di conoscere una delle “Folgorate”.
Mi sento subito a mio agio con Monica e mi accorgo che è una cosa reciproca. Un po’ mi riconosco in lei, visto che abbiamo, come tifose del Carnico, la stessa nascita, ovvero il  Cedarchis. Non mi ricordo di lei all’epoca in cui mio padre Giovanni ne era il portiere (1985) e il suo papà invece era uno dei fondatori dei giallorossi. Di quest’ultimo invece mi ricordo benissimo, è Orsolino (meglio conosciuto come Solino), mancato alcuni anni fa.
Chiacchieriamo così, ricordando quei tempi, parlando di com’era allora il campionato, ricordando le persone che ci circondavano e, sull’onda dei ricordi, mi racconta di sé, a tratti con grande emozione e sensibilità, come quando parla di suo padre o di sua suocera Anna.
Monica ha tanti ricordi, appunto, del suo ingresso nel mondo del Carnico: all’epoca, mi racconta, aiutava suo zio Rino Candoni (altro fondatore del Cedarchis) la domenica mattina a preparare i panini per il dopopartita. Suo padre era molto orgoglioso che lei lo seguisse sempre sui campi di calcio e che, nelle partite giocate in casa, lo aiutasse all’ingresso con i biglietti. È stato altrettanto orgoglioso quando il figlio maggiore di Monica, Davide (il minore si chiama Omar), è stato giocatore proprio nel Cedarchis. «Ho anche giocato a calcio – mi racconta ancora -. Prima nella squadra femminile della Velox e poi a Treppo».
Poi, 23 anni fa, a Villa, nel bar in cui lavorava, Monica ha conosciuto Andrea Brovedani, attuale presidente della Folgore e suo compagno di vita. All’epoca lui era dirigente e da quel momento è diventata tifosa della squadra di Invillino.

Raccontami delle “Folgorate”.
«Bisogna considerare che la Folgore è una squadra “in rosa”, perché nel Consiglio, a parte 3 o 4 uomini che si occupano del settore tecnico (il figlio Davide è il direttore sportivo, ndr), siamo tutte femmine. Ci sono donne e ragazze che dedicano la loro domenica alla squadra, anche se potrebbero fare altro, come per esempio Chiara, che è fidanzata con Matteo Meneano, giocatore del Paluzza ma continua a seguire la Folgore. Siamo veramente in tante ad accompagnare la squadra: cito Lorena, Ilaria, Vicky, Giulia, Lara, Serena e Giada.
Spesso, dopo allenamento, specialmente di venerdi, ci si organizza per far qualcosa insieme ed è realmente come stare in famiglia. Si è quindi creato un bel gruppo formato da fidanzate di giocatori, tifose e dirigenti donne. Così poi è nata la maglietta e, di conseguenza, il gruppo delle “Folgorate”».

Cosa ti ha regalato il calcio e cosa invece ti ha tolto?
«Per me il calcio è una passione talmente grande che mi regala molte emozioni e non mi toglie nulla, se non qualche domenica al mare, altra grande mia passione. Ma non è una mancanza, perché sui campi di calcio mi sento proprio al mio posto».

Durante la settimana, in famiglia, quanto parlate di Carnico?
«Si parla sempre e quasi solo di quello, ma non mi pesa, anzi, fa proprio parte integrante della nostra quotidianità».

Hai qualche aneddoto che ti piacerebbe raccontarci?
«C’è un episodio che mi ha particolarmente emozionata: a settembre ho compiuto gli anni e i ragazzi mi hanno donato un buono pranzo presso un ristorante, oltre a un’orchidea (nell’immagine di copertina, ndr). La frase sul biglietto che accompagnava il regalo mi ha commossa: “Alla nostra principessa”. Ti racconto poi l’origine dello striscione che abbiamo esposto anche alla finale di Coppa Carnia nel 2022, dove c’è scritto “Daje Folgore”, la frase con cui mia suocera Anna incitava la squadra. Lei è sempre stata presente alle varie attività organizzate dalla società e tuttora manca a me, ma non solo. È stata veramente una gran perdita per noi tutti e sarebbe un gran supporto, in questo momento, così come lo è stata in passato. Sarebbe orgogliosa di quello che siamo diventati».

Il calcio è considerato un ambiente maschile: come ti sei sentita accolta?
«Lo è davvero, ma negli ultimi anni ho visto molte donne partecipare attivamente e volentieri alle varie attività, venendo molto apprezzate per quello che fanno. Io stessa mi sento apprezzata in questo ambiente. Ti regalo un altro aneddoto: un po’ di tempo fa Ivan Cisotti, in collaborazione con Luca Gottardis, ha organizzato una “serata porchetta” e in quell’occasione gli uomini hanno fatto accomodare noi donne dicendoci che, siccome ci diamo da fare per loro durante l’intero campionato, quella sera avrebbero pensato loro a tutto, noi avremmo solo dovuto goderci la serata ed il cibo».

Come descriveresti il Carnico?
«Per me è qualcosa di unico e indefinibile: è emozione, amicizia, famiglia e parte integrante della mia intera vita».

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