“Micio” Romanin (Ardita): «Lavorerò sui singoli per migliorare il collettivo»

di MASSIMO DI CENTA

Maurizio Romanin, con i suoi fedelissimi aiutanti Gino Caneva e Paolo Gussetti, è al lavoro con la sua Ardita dall’11 marzo. Tre sedute di allenamento settimanale e un carnet che prevede tre o quattro amichevoli. Per prima cosa, gli chiediamo se è contento di esser stato riconfermato alla guida della squadra.
«Felice – risponde -. Dopo una promozione si è ritenuto giusto mantenere il gruppo, soprattutto in una ambiente come il nostro dove c’è una forte identità tra squadra e paese».

Anche il parco giocatori è rimasto quello dello scorso anno?
«Non poteva essere altrimenti, proprio per il discorso fatto in precedenza. La cosa che fa veramente piacere è che in molti cercano di far parte della nostra famiglia e per quelli che ci arrivano è difficile staccarsi».

Quali sono i tuoi obiettivi?

«Prima di tutto, insisterò molto sul fatto di migliorare i singoli dal punto di vista tecnico, tattico e psicologico, per renderli poi funzionali al collettivo. Questo sarà l’aspetto sul quale mi impegnerò tutto l’anno, perché solo così si potrà crescere. Dal punto di vista dei risultati, difficile sbilanciarsi: diciamo che prima di tutto vorremmo mantenere la categoria e la cosa non è così scontata, visto il livello della Seconda, quest’anno particolarmente competitiva. Intensità e condizione fisica dovranno sempre essere al top, anche per colmare quel gap che ci separa da formazioni sicuramente più attrezzate di noi».

Sappiamo però di un tuo sogno, un grande sogno…
«Ecco, intanto è un sogno che spero poi possa trasformarsi in un progetto, un obiettivo reale: andare in Prima. Sono all’Ardita da una vita e non abbiamo mai giocato nella massima serie. Ci siamo andati vicino, ma mai raggiunta. Nel medio periodo conto di potermi giocare questa possibilità. Non faccio proclami, ci mancherebbe. Sogno a voce alta…».

E il buon rapporto che avete con la Coppa continuerà anche nella prossima stagione?
«Intanto voglio sottolineare la bellissima idea della Delegazione Figc di organizzare la cosiddetta Coppa delle Coppe. Una manifestazione davvero affascinante».

Nel frattempo, una vittoria l’avete già conquistata…
«Senza dubbio: l’inserimento di cinque ragazzi africani nel nostro gruppo è una vittoria dal punto di vista umano e dell’integrazione. Vediamo adesso se riusciremo anche nell’integrazione tecnica, ma questo è davvero l’ultimo dei miei pensieri. Vedere con quanto entusiasmo questi ragazzi vengono al campo è una cosa che riempie il cuore».

 

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