di MASSIMO DI CENTA
Dopo aver massaggiato per 23 anni i muscoli di tanti calciatori del Carnico, Luciano Tarussio dice basta.
«Quello che è successo domenica scorsa durante Mobilieri-Amaro mi ha lasciato dentro una grande amarezza e tanta delusione – ci racconta, ricordando che il giudice sportivo l’ha squalificato per tre mesi, fino al 27 dicembre –. Chiariamo subito: ho sbagliato, perché ho dato del pagliaccio al direttore di gara e quindi è giusto che paghi. Ma la cosa che mi ha fatto più male è stata il fatto che, a fine gara, non ho potuto chiedergli scusa. Si è rintanato nel suo spogliatoio, rifiutando qualsiasi tipo di contatto. Volevo scusarmi non per mitigare le giuste sanzioni, ma per un gesto di cortesia ed educazione. Ecco, questa cosa mi ha spinto a dire basta. Penso che in tanti anni che frequento questo mondo nessuno abbia niente da eccepire sulla mia correttezza. Ho sbagliato, ripeto, e questo mi ha fatto capire che è arrivato il momento di smettere. Appendo al chiodo la mia borsa, con tanta tristezza».
Ma quanti muscoli hai massaggiato in tutti questi anni?
«Davvero tantissimi, durante la mia collaborazione con Cedarchis, Ovarese, Mobilieri, Villa, Folgore, Real, Ravascletto, Cercivento, Ardita, Lauco, Illegiana, Sappada, Val del Lago, Arta, Comeglians, Trasaghis, Edera, Fusca, Bordano, Paluzza, Velox, Verzegnis e Amaro. Ho voluto citarle tutte, per una sorta di ringraziamento, perché davvero mi sono trovato benissimo con tutte».
Cosa vorresti dire in questo momento?
«Non c’è molto da dire, è una bellissima avventura che si chiude. Mi sento di ringraziare tutto il Carnico, perché è una realtà straordinaria che non si limita alla Carnia ma più in generale a tutto l’Alto Friuli e questo ne conferma l’importanza su tutto il territorio. Se mi volto indietro, ho solo bellissimi ricordi. Sono entrato in silenzio e voglio andarmene in punta di piedi. Non ci sono porte da sbattere, insomma».
Come al termine di un grande pranzo, insomma, finisci con l’…Amaro.
«Sì, ma mi dispiace che i fatti di domenica scorsa rovinino in qualche modo l’immagine dell’Amaro, che è una grande società e questa vicenda non deve in nessun modo rovinarla. Peccato che tutto questo sia capitato nell’anno in cui il sodalizio festeggia i cento anni di attività».
Quali sono stati i muscoli più “interessanti” che hai visto?
«Beh, mi rimangono impressi quelli di Raimondo Tassotti, Roberto Larese e Ivan Voltan».
E la cosa più curiosa che ti è capitata?
«Ai tempi in cui collaboravo con l’Udinese, una domenica i bianconeri giocavano in casa con la Roma e qualche ora più tardi ad Arta c’era un’importantissima Cedarchis-Malborghetto. Alla fine del primo tempo a Udine, doccia e partenza per la Carnia: Rudi Straulino e Tassotti avevano qualche acciacco e io non potevo mancare. Ma lasciami dire un’altra cosa».
Certo, vai pure.
«Ecco, mi ricordo che proprio tu mi hai fatto la prima intervista, dandomi del lei e facendomi sentire in qualche modo personaggio. Mi chiedesti il perché ero arrivato nel Carnico. Ho voluto fare l’ultima intervista proprio con te, per dirti che dopo 23 anni ho capito fino in fondo perché sono arrivato nel Carnico: è un mondo fantastico e quindi ringrazio tutti ancora una volta. Grazie, grazie di cuore a tutti quelli che vivono e fanno vivere il Carnico».