La mano di Ortobelli nel trionfo della Folgore

di MASSIMO DI CENTA

Grazie al pareggio di oggi con il Campagnola, la Folgore conquista il massimo titolo del Campionato Carnico, mettendo in bacheca il primo trofeo della sua storia.
La formazione di Invillino è stata nelle posizioni alte della classifica fin dalle prime giornate ed è stata brava a compattarsi nei momenti di difficoltà, quando il Cavazzo poteva prendere il largo e quando è tornata in campo dopo la sconfitta nella finale di Coppa Carnia, che la vedeva sicuramente favorita.
Un titolo vinto grazie all’atteggiamento tattico sempre molto preciso e attento, nello stile di Adriano Ortobelli, il quale ha visto applicati tutti i suoi canoni, dando un’impronta decisa alla manovra. Ecco, vedendo giocare la Folgore si notava benissimo la mano del tecnico, con ogni giocatore che sapeva perfettamente quali fossero i movimenti da fare, il comportamento con o senza possesso palla e un’applicazione costante di schemi provati in allenamento. A tutto questo, però, va aggiunta la grande qualità dei singoli: la squadra ha potuto alternare uscite da dietro sempre pulite, ricorrendo al lancio lungo in situazioni di pressing avversario rischioso. A collaborare con il tecnico, Mario Pagavino: “Mimmo”, oltre a garantire il solito lavoro di supporto, è il classico uomo spogliatoio, con la capacità di saper gestire il rapporto con i giocatori e fare loro da tramite con la società. Uno di quei personaggi, insomma, che non operano sotto i riflettori ma sono determinanti all’interno del gruppo.

Più nel dettaglio, andiamo ad analizzare il rendimento individuale dei giocatori a disposizione del tecnico. Tra i pali ha agito Biasinutto, elemento affidabile, che al netto di qualche errore fisiologico per il ruolo (il gol subito a Ovaro o quello nella finale di Coppa, per citare i più evidenti) ha sempre saputo infondere fiducia e tranquillità al reparto arretrato, un reparto che ha trovato nella coppia centrale De Toni-Ceconi, certezze assolute. Sulle fasce, Alex Ortobelli da una parte e Puppis dall’altra hanno garantito spinta e copertura e con loro va citato Dinota, uno di quei giocatori sempre pronto in caso di bisogno e autore anche di reti pesanti.

A centrocampo, tutti hanno risposto alla grande: Colosetti, giocatore esperto e di personalità; Nassivera, esuberante e dalla forza fisica impressionante, con la grande capacità di saper rovesciare il fronte del gioco come pochi; Cristofoli, sul quale il lavoro del tecnico è stato più che altro psicologico, visto che sulle doti tecniche non c’è mai stato problema. Più che positiva anche la stagione di Santellani, che ha saputo imbrigliare il proprio indiscusso talento in nome del gioco di squadra. Sicuramente meno appariscente rispetto al folletto visto in azione col Villa, ma di certo calato in un contesto di gioco nel quale, comunque, ha brillato non poco.
E infine Cisotti: il miglior giocatore del campionato, a nostro modo di vedere. Intelligenza calcistica di livello superiore, abile nel verticalizzare e illuminare il gioco, come sanno fare solo i veri playmaker, e soprattutto inattaccabile sul possesso palla. A tutto questo, ha saputo aggiungere capacità di incontrista, come testimoniano le molte palle recuperate nella sua zona di competenza.

Davanti, Zammarchi ha alternato momenti di grande rendimento ad alcune pause, motivate dal fatto che dopo l’infortunio subito, è difficile mantenere un ritmo costante e c’è sempre quel pizzico di paura nei contrasti, negli allunghi e nei cambi di direzione. L’altro compagno di reparto, Luca Marsilio, è il prototipo dell’attaccante moderno che segna, fa segnare e allunga la squadra, diventando lo snodo cruciale del reparto avanzato. Stagione davvero da incorniciare, la sua. Accanto a questi che possono essere definiti i titolari, hanno trovato spazi importanti anche Falcon (gol pesanti e decisivi e tante giocate a favore del collettivo); Maisano, marcatore attento e puntuale; Cimenti, che a causa di un infortunio ha faticato più del previsto a ritagliarsi momenti di gloria, ma sempre bravo, quando è sceso in campo, a garantire qualità e fisicità.

Conclusione con l’assetto societario: Andrea Brovedani, presidente-tifoso che ha saputo gestire tutto il gruppo con la solita esuberanza (a volte fin troppa, ma lui è così…) ma anche con doti organizzative e grande spirito di coinvolgimento. Gabriele Martin, che definirlo solo direttore sportivo o vice presidente è riduttivo, per il grande lavoro che svolge dietro le quinte. E come dimenticare Giorgio Damiani? Alla Folgore da una vita, prima come giocatore e successivamente una presenza sempre costante all’interno del gruppo e grande organizzatore di tutte le iniziative intraprese dalla società. C’è poi Davide Pelli: lui non fa parte del Consiglio, ma è, di fatto, quello che conduce la campagna acquisti, anche in virtù della profonda conoscenza del calcio carnico e di quello regionale.

Nutrito e appassionato il gruppo femminile, con Serena, la segretaria, attenta e sempre puntuale nello svolgimento del ruolo. Accanto a lei il gruppo del chiosco, con Monica e la sua capacità incredibile di coinvolgimento e aggregazione, Ilaria, Giulia, Chiara, Lorena, Lara, Giada e Vikky. E infine una menzione speciale per Eros, grande tifoso della squadra ma soprattutto eccellente organizzatore di “zabriza”, un piatto ideato da lui stesso che i giocatori richiedono spesso durante il campionato: una specie di spezzatino con carne mista con verdure alla griglia.

(foto di Alberto Cella)

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