di FEDERICA ZAGARIA
Io e Tecla Pellizzari ci siamo conosciute, ovviamente, su un campo di calcio ed ho notato subito la passione che ci mette, in quello che fa e nel tifo per il suo amato Comeglians, della quale è vice presidente. L’intervista invece è avvenuta in modalità tecnologica, perché, vista la distanza tra le nostre residenze (per motivi di lavoro lei non vive in Carnia), si è infatti svolta attraverso una videochiamata su WhatsApp e questo ci ha permesso di entrare per un po’ una nella casa dell’altra, come due buone e “vecchie” amiche e mi ha consentito anche di conoscere Nicola, il suo meraviglioso bimbo, insieme a suo marito Daniele (Piller, portiere della squadra della Val Degano).
Si presenta subito col sorriso che la contraddistingue e, un po’alla volta, comincia a raccontarsi.
«Mi sono avvicinata al mondo del Carnico grazie a mio papà Roberto, che ha ricoperto vari ruoli dirigenziali nel Comeglians, tra cui quelli di vice presidente e presidente. Il nostro bar, “L’ Alpina”, era il punto di ritrovo di tutti gli sportivi della zona. Abbiamo poi lasciato quest’attività che gestivamo, nove anni fa, quando è mancato mio padre. All’epoca facevamo da noi anche la pasta nei postpartita ed inoltre al bar venivano trasmesse le sfide dell’Udinese, visto che ne era anche riferimento del Club della squadra bianconera e, fin da piccola, andavo appunto allo stadio con mio papà a seguirne gli incontri».
Come sei entrata poi a far parte del direttivo del Comeglians?
«Quando è mancato mio papà, mia madre Liliana ne ha fatto le veci; poi, circa sei anni fa, sono diventata io vice presidente».
Il Campionato Carnico ti ha fatto un regalo particolare, vero?
«Il regalo più grande che ho ricevuto da questo mondo è mio marito: ci siamo conosciuti quando lui militava nel Sappada, le nostre squadre quel giorno si affrontavano e io, nel designare il migliore dell’incontro, ho fatto il suo nome. Dopodiché mi sono fatta offrire da lui qualcosa al chiosco, come “premio” per averlo indicato come Top 11 e da quella volta abbiamo iniziato a frequentarci. Dal nostro rapporto è nato Nicola, il nostro meraviglioso bimbo e mascotte della squadra».
Senti invece che, il calcio, ti abbia mai tolto qualcosa?
«Da un certo punto di vista, metaforicamente, dico che mi ha fatto mancare a volte del tempo con mio padre, perché lui al calcio si dedicava tantissimo e fino all’ultimo ha sempre seguito ciò che avveniva in questo ambito. Da un’altra prospettiva, è merito suo se ne sono così appassionata».
Il calcio è considerato, da molti, ambiente maschile: come ti sei sentita accolta?
«Vivo bene in questo ambiente, sono stata facilitata fin dall’inizio dal fatto di “essere cresciuta” in un bar e quindi ad essere abituata ad avere a che fare un po’ con tutte le tipologie di persone. In ogni caso non ho mai avuto problemi, mi sono sempre sentita accettata ed accolta, mai “discriminata” in quanto donna».
C’è qualuno a cui ti senti particolarmente legata nella tua esperienza nel Carnico?
«Posso dire che dopo essere entrata nel Comeglians come dirigente, ho avuto la fortuna ed il piacere di conoscere ed avere al mio fianco persone come Alberto Raber (presidente del Comeglians per un biennio, mancato nel 2021, ndr) e mister Stefano De Antoni. Con loro si era creato un rapporto che si è poi consolidato ed è diventato quasi familiare. Oltre ad Alberto, abbiamo perso purtroppo molte altre persone, che ora non ci sono più».
Raccontaci un po’il tuo ruolo nella squadra.
«Faccio un po’ il jolly, cerco di coprire, con il mio supporto, di domenica in domenica laddove magari c’è qualche assenza. Nel mio primo mandato, per esempio, eravamo in difficoltà ed in quel contesto, sono anche andata in panchina come dirigente accompagnatore. In ogni caso faccio tutto con piacere e passione: nel Comeglians si è creato un bell’ambiente, dove è importante lo stare insieme, aldilà delle partite e dei risultati, tant’è vero che si aspettano con ansia le domeniche d’estate per potersi incontrare al campo e godere del tempo insieme».
Quanto parlate tra le mura di casa di calcio?
«Ne parliamo talmente tanto che, a volte, a mio marito devo dire “basta!” (sorride, ndr)».
Come descriveresti questo nostro campionato?
«Per me è aggregazione e nuove conoscenze. Inoltre è qualcosa di familiare: nelle ultime stagioni nel Comeglians sono nati ad alcuni giocatori dei bambini ed è bello vederli fuori e dentro dal campo. Loro sono il nostro futuro, la nostra continuazione. Mi auguro soprattutto di vedere sempre più giovani anche nelle dirigenze, so che è un grande impegno da prendersi, ma da questo dipende il futuro del Carnico ed inoltre si tratta di ruoli che danno molte soddisfazioni, anche a livello sociale e che, quindi, vale sempre la pena ricoprire».
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