di FEDERICA ZAGARIA
In un sabato pomeriggio assolato di gennaio incontro Erica Gallina. Mio complice è stato Michele Donadelli, direttore sportivo delle sua Moggese, che mi ha fornito il suo contatto telefonico.
Erica è una di quelle persone dal sorriso spontaneo, che ti ispirano subito l’idea di condivisone di passione e di momenti vissuti, sui campi di calcio e non solo. Durante la nostra chiacchierata, poi, la trovo accogliente, sincera e mai artefatta oltre che amichevole. Nel suo raccontarsi premette subito di non essere, da sempre, un’appassionata di calcio e di Carnico ma di esserlo divenuta.
«L’unico mio interesse calcistico era, forse, solo il risultato delle partite dell’Udinese – spiega -. Poi ho iniziato saltuariamente ad aiutare nel chiosco della Moggese, quando era presidente Luca Zanier, amico di famiglia. Con l’elezione poi a presidente di mio marito Cristian Bulfon, per dare aiuto e sostegno a lui, è diventato quasi un secondo lavoro. Oltre al chiosco mi occupo del lavaggio delle magliette, a volte sono alla cassa oppure vado a dare copertura dove, magari, c’è qualche assenza. A darmi una mano, al chiosco c’era solitamente Anna, la compagna di David Borgobello (trasferitosi ora al Bordano, ndr) e, in alcune occasioni, in assenza di Anna, mi ha aiutata Syria, che è la compagna del nostro capitano, Alessandro Revelant. Non sono comunque le uniche, ma sarebbe impossibile riuscire a nominare tutte. Inoltre vorrei ringraziare anche i ragazzi che si occupano della preparazione della pasta per il dopopartita».
Cosa ti ha regalato il Carnico e cosa invece ti ha tolto?
«Ho conosciuto tante persone e mi sento particolarmente legata ai nostri ragazzi. Si è infatti creato un bel legame, tanto che mi sono emozionata moltissimo quando, al raggiungimento della promozione matematica in Seconda Categoria della Moggese, sono venuti ad abbracciarmi (le si inumidiscono gli occhi anche nel raccontare quest’esperienza, ndr). Aspetto con ansia le domeniche di Campionato e ora, che il Carnico è fermo, mi mancano già molto. Le uniche cose che, invece, posso dire mi siano state tolte sono le ore di sonno! Faccio io la chiusura del chiosco e quindi le ore si fanno veramente piccole quando giochiamo in casa, tant’è vero che d’estate, se devo prendere ferie, scelgo il lunedì, perché non si sa mai quando la domenica sera si chiudono i battenti al campo».
Il calcio è considerato, da molti, ambito maschile: tu, come lo vivi?
«Non ho mai affrontato ostacoli, mi sono sempre trovata bene».
C’è qualche momento particolare, un ricordo, che ti sia rimasto nel cuore?
«Innanzitutto va “confessato” che, quando giochiamo fuori casa, visto che a Moggio, essendo operativa al chiosco, non riesco a vedere interamente la partita, vivo intensamente l’incontro fino al triplice fischio e soffro come i giocatori che sono in campo a giocarsela. In occasione della promozione poi, eravamo a giocare a Trasaghis, abbiamo festeggiato un po’ lì, poi siamo tornati a Moggio e abbiamo fatto il giro del paese in auto, suonando i clacson e sventolando le bandiere per poi raggiungere Alessandro Revelant a Resiutta, dov’era impegnato alla “Festa dell’agricoltura”, per festeggiare anche con lui. Infine abbiamo raggiunto il nostro chiosco e lì abbiamo continuato la nostra festa, in quella che per me è stata la serata più sentite a vissuta di tutte».
Quanto parli, a casa, in famiglia, di calcio?
«In realtà non se ne parla molto, a meno che non ci sia qualcosa da organizzare al campo, ma non è il nostro argomento principale».
Come definiresti il Carnico con un aggettivo?
«Aggregante. Permette di conoscere molte persone e solo chi lo vive sa cosa sia e cosa si provi a farne parte».
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