Carnico Story: Marco Micelli

di MASSIMO DI CENTA

Marco Micelli è uno che non ha vinto molto nella sua carriera di portiere, eppure è riuscito a lasciare dietro di sé crediti non da poco, perché quando si fanno le cose con passione, impegno e professionalità come le ha fatte lui si passa di diritto tra i vincitori.
Marco nasce nel 1966 e ha difeso le porte di Val Resia (in tre diversi periodi), Val Fella, Mercato Tarvisio, Moggese e Campagnola nel Carnico, prima di cimentarsi negli amatori del Carnico Collinare con Dreamteam, Amatori Gemona e Malborghettone.
Il suo palmares, si diceva, è piuttosto scarno: un torneo “Ermolli” (con coppa per il miglior portiere) e un campionato di Terza Categoria, nel 2006, col Val Resia, conquistando anche qui il riconoscimento di miglior estremo difensore della categoria. Ma che portiere è stato Marco Micelli? Beh, innanzi tutto, bisogna sapere che essendo del segno zodiacale dell’Ariete è un tipo molto testardo (nel bene e nel male) e pertanto ha sempre cercato di migliorarsi e crescere dal punto di vista calcistico. Poi, non essendo supportato da un fisico da corazziere, ha sempre pensato a giocare con intelligenza, cercando un po’ di prevedere lo sviluppo del gioco e anticipare le mosse degli attaccanti, dando, ai suoi tempi, un’interpretazione moderna del ruolo, visto che non se la cavava male neanche con i piedi.
Particolare curioso, prima di esordire in prima squadra, a 16 anni giocò contro l’Udinese in un’amichevole del maggio 1982. Era l’Udinese di Miano, Gerolin, Muraro, Cattaneo, il brasiliano dall’età indefinita Orlando, Borin. Mancava Causio che era in ritiro con la Nazionale per i Mondiali in Spagna. Quella partita se la ricorda ancora (anche se è facile prevedere che raccolse diversi palloni in fondo al sacco…), così come sono sempre vivi nella mente la vittoria, appunto, nel campionato del 2006 che diede al Val Resia la prima promozione in Seconda Categoria della sua storia, una partita del 1999, quando a Illegio, con la maglia del Campagnola parò praticamente tutto e, sempre nel 2006, una parata che lui stesso definisce un miracolo in un tiratissimo Val Resia-Ancora, vinta 1-0 dai rossoblu. Uno di quegli interventi che ti fanno sentire eroe per un giorno
In 25 anni di carriera di attaccanti forti ne ha visti molti di fronte a sé, ma, come dice lui stesso, proprio contro i più bravi si è tolto qualche piccola soddisfazione: rammenta con orgoglio i due rigori parati a Stefano Vidoni (altro caso di eroe per un giorno…) e il clean sheet che vanta nei confronti di “Bacio” Damiani. Uno che invece proprio non riusciva a fermare, per ironia della sorte, porta il suo stesso cognome, neanche fosse un… autogol: stiamo parlando di Stefano Micelli, uno che gli ha sempre fatto male, ammette.
In tanti anni passati sui campi ha conosciuto tantissima gente: «In ogni squadra ho trovato persone splendide a cui sono rimasto legato – dice – e con cui tuttora, nei vari chioschi del Carnico, è sempre un piacere bere una birra in compagnia. Però se devo fare un nome mi “tocca” dire Giampietro Candoni, col quale sono stato a scuola assieme, anche se gli ho un pochino “rovinato” la carriera nel Real, parando un suo tiro mentre stava già esultando. In seguito sono riuscito a portarlo a giocare con me nel periodo della Moggese a metà anni ’90. Un’amicizia e un legame che è andato oltre il campo di gioco, visto che io sono suo testimone di nozze e lui è  padrino di mio figlio Enrico».
Una volta sfilati i guanti, il suo interesse per il Carnico non è mai venuto meno: lo segue forse più di quando giocava e possiamo assicurare che è uno dei lettori più assidui e puntuale del nostro sito. Ma di lasciare il terreno di gioco non se ne parla nemmeno: attualmente è il preparatore dei portieri della Pontebbana, curando in particolar modo il settore giovanile. Non li allena solo dal punto di vista della tecnica: «Voglio trasmettere a loro l’amore verso questo ruolo, ultimamente troppo bistrattato, dove ci viene richiesto di giocare ed impostare come un regista, per poi metterci alla gogna, magari, quando prendiamo il classico “gollonzo”».
Ma secondo noi quello che veramente vuole infondere nell’animo di questi ragazzi è far capire loro la soddisfazione di essere, come è stato lui, eroe per un giorno. Vabbè, il palmarès sarà scarno, ma vuoi mettere…

Visita la sezione Story per scoprire altri ritratti e ricordi del Carnico.

Subtitle

Per la tua pubblicità

Some description text for this item

Subtitle

Instagram

Some description text for this item

Subtitle

TECHNICAL PARTNER

Some description text for this item