di MASSIMO DI CENTA
Erano in tanti questo pomeriggio a Sutrio a dare l’ultimo saluto a Fausto Straulino, portiere dei Mobilieri negli anni Settanta e Ottanta, quando anche lui, in tempi diversi, visse il periodo d’oro dei “maggiolini”. Se n’è andato a 77 anni, dopo una malattia che lo aveva colpito da qualche tempo, assistito fino all’ultimo dalle figlie Alessandra e Annalisa, soprattutto da quando era rimasto solo per la scomparsa della moglie Vera, avvenuta alcuni anni fa.
Nella sua famiglia d’origine il calcio ha sempre avuto una grande importanza, considerato che i suoi fratelli, Leonardo ed Ermes hanno vestito anche loro la maglia dei Mobilieri. Leonardo è stato un attaccante, mentre Ermes era portiere esattamente come lui. E proprio ad Ermes abbiamo chiesto un ricordo del fratello, visto che hanno ricoperto lo stesso ruolo:
«Fausto – ricorda sorridendo – era un portiere alla vecchia: bravo tra i pali, ma non gli si doveva chiedere di uscire… Figlio dei suoi tempi, quando ai portieri, cioè, si chiedeva solo di essere bravi con le mani».
Iniziata la carriera nei Mobilieri, Fausto disputò un paio di stagioni, da giovane, all’Ancora, prima del ritorno a Sutrio, dove fu protagonista di un particolare episodio. In un’accesissima Timaucleulis – Mobilieri fu espulso e l’arbitro riportò sul referto di essere stato picchiato dal giocatore. A Fausto questa cosa non andò mai giù, reclamando da sempre la sua innocenza e anche dopo tanti anni giurava di non aver mai messo le mani addosso al direttore di gara. La sentenza del giudice sportivo, però, non fece sconti e per lui scattò la squalifica a vita.
Per sua fortuna, nel 1982, l’Italia vinse i Mondiali in Spagna e la Federazione decise di promulgare un’amnistia per tutti i giocatori che in quel periodo stessero scontando una squalifica. E così anche Fausto poté usufruire di quel provvedimento, che lui stesso ha sempre considerato un vero e proprio atto di giustizia nei suoi confronti.