Le donne del Carnico: Clara Lessanutti

di FEDERICA ZAGARIA

È dicembre quando sul sito mi imbatto nella presentazione di Gianluca Mascia come nuovo allenatore de Il Castello. Nella foto vedo la presenza di una giovane donna, per cui, ulteriormente incuriosita, leggo fino in fondo l’articolo di Massimo Di Centa e scopro così che la ragazza altri non è se non Clara Lessanutti, figlia del presidente Giorgio, e da poco vicepresidente della società gemonese. Immediatamente penso che è bello vedere una giovane leva iniziare il suo percorso nel Carnico e che è proprio la gioventù che ha in mano il futuro del nostro campionato. Inoltre la individuo subito come ad una delle possibili protagoniste della rubrica.
Quando ci incontriamo vedo subito negli occhi di Clara quella voglia di fare che non sempre riesco a trovare nei suoi coetanei ed è indubbiamente una ragazza che vuole imparare quanto prima e che non vede l’ora di “scendere in campo”, andando anche oltre alle proprie insicurezze e timidezze che ne fanno una persona umile, matura e con cui scambiare, piacevolmente il racconto delle proprie esperienze.
«Il calcio mi è sempre piaciuto, ma il Carnico l’ho scoperto successivamente, quando mio padre è diventato presidente de Il Castello – spiega -. Prima seguivo solo l’Udinese, ero anche un’abbonata, ma poi iniziando l’Università ho dovuto diradare le mie presenze allo stadio, anche se, appena ne ho l’occasione vado volentieri a vedere qualche partita. Poi da una decina d’anni ho scoperto il Carnico ed Il Castello e da ragazzina, se possibile, cercavo di dare una mano al chiosco. Nel periodo invernale, inoltre, seguo la Gemonese, in quanto Alex, il mio fidanzato è il figlio del presidente Pino Pretto».

Sei una giovane donna che è diventata vicepresidente di una società calcistica: com’è avvenuta la tua “ascesa”?
«In precedenza la mia occupazione principale era al chiosco, ma mio padre, anche per l’attività lavorativa che svolge, non riesce ad esserci sempre le domeniche al campo e quindi c’era necessità di una presenza più costante soprattutto alle partite. Per cui mi ha chiesto una mano e io mi sono subito resa disponibile».

Cosa ti ha regalato il Carnico e cosa invece ti ha tolto?
«Non mi ha privata di nulla se non di qualche giornata di studio, oltre che della pazienza di fronte alle sconfitte. Al contrario, mi ha donato una nuova passione ed una seconda famiglia. Il legame è forte, ci si vede, oltre cha la domenica, anche ai tre allenamenti settimanali ed è così che nascono nuove amicizie e si vivono forti emozioni, in quest’ultimo caso durante le partite, che possono essere sia positive che negative».

Il calcio è considerato, da molti, ambito maschile: tu, come lo vivi?
«Negli anni precedenti alla nuova carica non ho riscontrato alcuna difficoltà, ora che sono realmente in gioco è diverso, ma si tratta più che altro di una difficoltà mia ad espormi e dire la mia, dovuta ad una mia questione d’esperienza e non di genere. Spero di riuscire a trasmettere e mostrare agli altri le mie competenze e la mia grande passione».

Sei giovane ma sicuramente hai qualche emozione vissuta sui campi del Carnico da raccontare.
«C’è una partita che per me ha rappresentato l’unione e la voglia di lottare per ottenere un obiettivo comune: era l’11 ottobre del 2015, l’incontro valeva la promozione in Prima Categoria e si giocava contro il Sappada, con cui abbiamo vinto per 3-0. Ebbene, ho visto tutti mettere in gioco proprio quei sentimenti menzionati poco fa ed è stato emozionantissimo, sia l’attesa per la partita che la festa successiva. Più recentemente, invece, ho provato una gran soddisfazione quando abbiamo vinto la Coppa Carnia della Seconda Categoria, perché l’anno non è stato facile ed abbiamo vissuto molti momenti di alti e bassi».

Quanto parli a casa di calcio?
«In realtà di calcio carnico non molto, perché è una passione che condivido in famiglia solo con mio padre. In compenso ne parlo sempre con le mie amiche che gravitano con me nella gestione chiosco e con gli amici che magari sono perlopiù giocatori. Per quanto riguarda il chiosco, ora che Luca Floreani che lo gestiva è diventato dirigente e si occupa al 100% della squadra, è compito mio occuparmi di ordini e approvvigionamenti vari e le mie amiche mi aiutano nella preparazione e somministrazione di cibo e bevande».

Come descriveresti il Carnico?
«È soddisfazione, impegno e sacrificio, in quest’ultimo caso soprattutto per i giocatori in quanto rinunciano, per scendere in campo, al weekend in famiglia. È inoltre opportunità di conoscere nuove persone, perché si riescono a creare legami anche con chi fa parte di altre squadre».

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