di FEDERICA ZAGARIA
Quando due donne, soprattutto mamme, alle prese con la gestione dei quotidiani impegni familiari, tipo appuntamenti e sport dei figli oltre al lavoro ed alle varie ed eventuali, devono vedersi, è come fare un puzzle, perché l’incastro di tutto non è di facile soluzione, ma io e Luana Cescutti ci siamo riuscite ed è così, con l’agenda ed il telefono in mano, che nasce questa intervista, poi proseguita davanti ad un aperitivo. Luana, impiegata della Delegazione di Tolmezzo della Lega Nazionale Dilettanti, è una persona schietta, di poche parole e riservata, così come si addice al suo ruolo. «Svolgo un lavoro che mi sento di definire alternativo, mai monotono – spiega –. Un impiego dalla mille sfaccettature e che si svolge in un ambito, come quello del Carnico, a cui le persone sono molto legate».
Tralasciando per un attimo il tuo lavoro, sei sempre stata appassionata di calcio ed in particolare di quello Carnico?
«Mio papà Nicolò, quando io ero ragazzina, ha giocato nel Villa e nella Folgore per poi continuare con gli amatori di Invillino, mio paese d’origine. Ne sono quindi stata sempre spettatrice. Poi ho conosciuto Andrea (Morassi, personaggio che non ha bisogno di presentazioni, ndr) e ho continuato, per amore, a fare la spettatrice/tifosa. Inoltre, fino alla scorsa stagione ho dato una mano nel chiosco del Villa, fino a quando cioè il figlio minore Filippo ha militato nelle giovanili degli arancioni. Tra i miei ricordi da ragazzina ci sono le passeggiate domenicali con mia madre che terminavano sempre al campo sportivo, dove si poteva gustare uno dei migliori panini al mondo, quello di Anna, la mamma di Andrea Brovedani, attuale presidente della Folgore».
Cosa ti ha regalato il Carnico e cosa invece ti ha tolto?
«Diciamo che non ho il fine settimana libero, ma sapendomi organizzare diventa in ogni caso qualcosa da condividere in famiglia e ulteriore occasione per trascorrere del tempo insieme così da trascorrere le domeniche in compagnia. D’altro canto il Carmico mi ha dato l’occasione di conoscere questo mondo non solo come spettatrice ma anche proprio dall’interno del movimento».
Nella tua vita da tifosa, c’è stato un momento un po’ complicato, diciamo così: ce lo racconti?
«Era il 2022, finale di Coppa Carnia a Tarvisio tra Villa e Folgore. Da una parte c’era la squadra del mio paese, dall’altra il Villa, squadra in cui militava Andrea. Ero spiazzata e non sapevo per chi tifare. Alla fine ha vinto il Villa e ne sono stata, in ogni caso, contenta».
Il calcio è considerato da molti ambito maschile: tu, come lo vivi?
«Ho un rapporto tranquillo con tutti, di continua collaborazione. Sono peraltro una persona disponibile e cerco di fare sempre del mio meglio in ciò che faccio».
Quanto parli a casa di calcio?
«D’estate si parla di Carnico, ma considerando che anche i miei figli giocano a calcio, Riccardo negli Under 15 dell’Udinese e Filippo negli Esordienti del Tolmezzo, posso dire che alla fine di pallone se ne parla tutto l’anno».
Come descriveresti il Carnico?
«Il termine più appropriato secondo me è socialità».
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