Ci ha lasciato a 81 anni Enrico Londero, un nome che per tanti anni è stato il simbolo delle Rappresentative giovanili del Carnico, quando in particolare esisteva il “Torneo delle Province”. Lo ricordiamo anche nella sua esperienza alla guida dei Mobilieri, con i quali conquistò i campionati 1984, 1985 e 1986.
Di lui ce ne hanno spesso parlato in passato colleghi e collaboratori. La cosa che più colpisce è che tutti hanno detto quasi le stesse cose e quando c’è una perfetta identità di giudizio nei confronti di una persona significa che siamo di fronte a valori oggettivi, qualità che sono sotto gli occhi di tutti e non frutto di valutazioni individuali. Insegnante di educazione fisica (nel 1982 portò la scuola media di Tolmezzo, con Maurizio Ganz in attacco, al secondo posto nella finale nazionale dei Giochi della Gioventù a Roma), il gemonese Londero coi ragazzi ci sapeva fare, non solo perché se l’era scelto come professione, ma per una specie di inclinazione naturale. Era un grande appassionato dell’attività fisica, che però non doveva mai essere fine a sé stessa, ma accompagnata da un equilibrio mentale indispensabile per la pratica sportiva. Era quasi un maniaco dei dettagli, quei piccoli accorgimenti, cioè, che a volte fanno la differenza. Generoso per natura e disponibile al dialogo, riusciva a tirar fuori il meglio da ogni ragazzo, dopo averlo motivato e fatto sentire parte di un progetto utile alla formazione umana. Per questo ha sempre creduto molto in una manifestazione come il “Torneo delle Province”, alla quale dava un’importanza enorme, vedendola come motivo di scambio fra giovani di diversa estrazione culturale e sociale.
La disponibilità con la quale ha svolto il suo compito gli veniva restituita in toto dai suoi giocatori, che ne apprezzavano carisma e competenza. Ma anche i suoi collaboratori lo stimavano moltissimo: li elogiava in ogni circostanza e con loro condivideva consensi e critiche. Persona cordiale ed affabile, Londero non perdeva mai compostezza e riservatezza, senza mai lasciarsi andare nei momenti di entusiasmo. Alla fine di ogni partita si eclissava, riservandosi solo il tempo necessario a capire i risvolti tattici e psicologici del match appena disputato. Nell’anno in cui tutte le squadre partecipanti al Torneo delle Province furono ospitate al “Green Hotel” di Magnano, seppe vivere quell’esperienza assieme ai suoi ragazzi facendoli sentire dei piccoli “professionisti”. Fece in modo che si sentissero importanti e per lui scelse un profilo basso, lo stesso che decise di adottare da quando ha abbandonato il mondo del calcio. Quella riservatezza e quella compostezza che ha sempre manifestato, evidentemente fanno parte del suo modo di intendere la vita. Si era defilato, Londero, come faceva alla fine delle partite, geloso forse dei suoi stati d’animo e delle sue emozioni. Chi lo conosceva non ha esitato neanche un minuto a condividerne la scelta. Questo era Enrico Londero, uomo disponibile, modesto, misurato e per certi versi… figlio unico.
Le esequie di Enrico Londero, conosciuto anche come “Rico Flec” (il soprannome è riportato nel necrologio), avranno luogo lunedì 24 marzo alle 15 nel Duomo di Santa Maria Assunta a Gemona.