di MASSIMO DI CENTA
Nella notte tra sabato e domenica, all’età di 73 anni, dopo una breve malattia è mancato Pier Fortunato Bettiga.
Da calciatore la sua vicenda agonistica lo vede con le maglie di Amaro e Val del Lago, negli anni ‘70. Una volta smesso di giocare, è rimasto nel mondo di quel calcio che ha sempre amato e lo ricordiamo allenatore nelle giovanili dell’Amaro, dove ha tirato su anche quei ragazzi che crescendo sono diventati l’anima di quella squadra che ha fatto furore a cavallo degli anni ‘80 e ‘90. Un passaggio all’Arteniese e poi eccolo in panchina con le prime squadre dell’Amaro e in seguito del Val Fella, nelle quali fu anche dirigente.
Pier Fortunato non è mai stato un personaggio banale, riuscendo a cogliere sempre gli aspetti più contraddittori di quel mondo del pallone che ha caratterizzato gran parte della sua vita.
Nel libro per i 100 anni dell’Amaro, nella parte a lui dedicata. c’è un passaggio che meglio di altri lo racconta: “Per me vivere nell’Amaro calcio è come percorrere una vita parallela alla realtà di ogni giorno, una realtà che apprezzerai quando non potrai più correre e il calcio scivolerà nel ricordo, con vittorie e sconfitte. Certo, la vittoria conta ed è facile ricordarla, la sconfitta di meno perché non crea presa come base per una forma di crescita forse maggiore perché temprata nella sofferenza. La sofferenza è la certezza della gloria, anzi è la gloria stessa. Io ho vinto e perso ed ho imparato a trattare questi due impostori allo stesso modo. La vittoria è vita, la sconfitta è la morte: ma non è così anche nella vita reale di ogni giorno? Non voglio dilungarmi con la filosofia delle parole ma il calcio è anche questo: filosofia per imparare ad accettare tutto. Vittoria è sconfitta e trattare entrambe con falsità”.
I funerali avranno luogo martedì 25 marzo alle ore 15 nella chiesa di S. Nicolò ad Amaro.