di MASSIMO DI CENTA
Al secondo anno sulla panchina del Paluzza, Almir Dzananovic si dice pronto ad affrontare la nuova stagione, cercando di migliorare rispetto la campionato scorso che per certi versi non è andato come sperava: «In effetti – conferma – mi aspettavo di più. La squadra è giovane, d’accordo, ma ritengo ci fossero le premesse per arrivare almeno a ridosso delle prime. Evidentemente la retrocessione dell’anno prima aveva lasciato scorie importanti e la delusione era palpabile. Poi ci si sono messi di mezzo gli infortuni, che non sono un alibi, ma un dato oggettivo: a un certo punto, di tre portieri a disposizione non ne avevo più nemmeno uno».
E quest’anno che clima stai notando?
«Vedo tanto entusiasmo e voglia di fare. Agli allenamenti ho sempre avuto praticamente la rosa al completo e così diventa più facile e costruttivo lavorare. C’è un altro spirito, insomma, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. L’ambiente è sereno e la società molto presente e questo lo ritengo un fattore importante».
Hai avuto buoni riscontri in sede di mercato. Sei soddisfatto?
«In accordo con la dirigenza abbiamo cercato di colmare le lacune evidenziatesi la scorsa stagione. Sono arrivati giovani in gamba e assieme a loro due elementi come Quattrini e Cella, ragazzi di una certa esperienza e prodighi di consigli nei confronti dei più giovani. Ecco, se proprio devo trovare una mancanza, questa si riferisce all’attacco, dove ho tanti giocatori offensivi ma forse mi manca la cosiddetta prima punta. Vedrò di studiare qualcosa».
A proposito, sai già che impronta tattica darai alla squadra?
«Personalmente a me piace il 3-5-2, ma è chiaro che se non troverò gli interpreti adatto dovrò pensare a soluzioni alternative».
Che ruolo potrà recitare il Paluzza durante la stagione?
«Il desiderio è quello di provare ad inserirsi nella lotta promozione e secondo me, se non ci saranno situazioni negative, possiamo provarci. I giocatori sono allettati dalla Coppa di Categoria. Questi ragazzi hanno bisogno di vincere qualcosa per trovare fiducia e convinzione e quindi magari portare a casa un trofeo servirebbe ad accrescere autostima e personalità. Poi, per abusare una frase fatta, sarà il campo a dirci quanto valiamo».