di MASSIMO DI CENTA
Dopo la salvezza tutto sommato abbastanza “comoda” dello scorso anno, l’Ardita di Maurizio Romanin si ripresenta alla partenza della Seconda Categoria sperando di bissare il risultato dello scorso anno.
«È chiaro – precisa subito l’allenatore – che il nostro obiettivo resta quello. Non possiamo sicuramente ritenerci tra le favorite. La categoria è già storicamente difficile e in più quest’anno mi pare che tutte abbiano fatto un mercato di buon spessore. Ci sono almeno tre-quattro squadre attrezzate per il il salto in Prima».
A proposito di mercato, sei soddisfatto di quello dell’Ardita?
«Abbiamo avuto partenze di un certo rilievo e anche qualche arrivo di buona qualità. Sarà molto importante iniziare bene, inserendo i nuovi, con la speranza di non ripetere l’avvio piuttosto incerto della scorsa stagione, con un punto dopo tre giornate. A volte ci si può anche accontentare di un pareggio per muovere la classifica. Bisognerà restare uniti quando le cose non vanno bene; quando si vince sono bravi tutti a a cavalcare l’onda. Il gruppo si vede nei momenti difficili. Posso dire che sono soddisfatto dell’organico a mia disposizione, starà a me poi tirare fuori il meglio da ogni mio giocatore. A volte si tende un po’ a sminuire il peso dell’allenatore all’interno della squadra e invece il nostro è un compito delicato. Dai primi allenamenti ho visto tutta gente motivata e con tanta voglia di migliorare. Ecco, i giocatori devono capire che c’è sempre un gradino da fare per crescere. Per fortuna ho a che fare con bravi ragazzi prima ancora che bravi giocatori».
Come giocherà la tua Ardita?
«Per mentalità sono un offensivista: le mie squadre devono sempre cercare di uscire dal campo con i tre punti. Questo naturalmente mi obbliga alla ricerca dei giusti equilibri tra i reparti. Attaccare sì, insomma, ma con giudizio. E poi anche non essere legati solamente ad un modulo: si può anche cambiare, in relazione alle caratteristiche degli avversari o addirittura nel corso di una partita. Essere in grado di cambiare pelle, a seconda se una partita va chiusa o recuperata per esempio».
Vuoi chiudere con un pensiero personale?
«Guarda, mi riallaccio a quanto detto prima: so quanto è difficile il mestiere dell’allenatore, che ha mille pressioni, mille scelte da fare e proprio per questo auguro a tutti i miei colleghi in panchina un anno ricco di soddisfazioni. E poi anche a voi di Radio Studio Nord, per il lavoro che fate con la radio e sul sito del Carnico. Date davvero tanta visibilità a tutto il movimento».