Stefano Del Torre guiderà un Tarvisio giovanissimo

di MASSIMO DI CENTA

Toccherà a Stefano Del Torre la fase di ricostruzione del Tarvisio, “abbandonato” da molti big della squadra con la fuga iniziata lo scorso autunno. Ma il cinquantasettenne tecnico tarvisiano, con una grandissima esperienza nel settore giovanile, non sembra davvero il tipo che si spaventa: «Capisco benissimo – ci dice – che è un momento difficile, ma a Tarvisio c’era bisogno di un cambiamento. Il nostro settore giovanile è stato in grado di produrre molti ragazzi validi che poi però per un motivo o per un altro si sono persi. Adesso sta a noi cercare di recuperarli: con molti ci siamo riusciti, altri no, ma la prospettiva di giocare con più continuità rispetto al passato sarà per tutti uno stimolo eccezionale. Con la società stiamo lavorando a questo progetto da ottobre e il lavoro prosegue bene, per ora».

Avete iniziato ad allenarvi al palazzetto dello sport “Mariano Malfitana” da gennaio, è vero?
«Sì, e poi siamo passati al campo. Avevo bisogno di tempo per portare avanti le mie idee e conoscerci reciprocamente. E devo dire che ho notato da subito un grande entusiasmo, un’ottima base di partenza, questa, soprattutto quando l’età media è molto bassa: posso dire che il più vecchio in rosa avrà 25 anni».

Ma cose ti spieghi la grande fuga dei cosiddetti ”vecchi”?
«Prima di prendere questo impegno ho sentito tutti quelli che avevano deciso di cambiare aria e ognuno di loro mi ha dato le sue motivazioni. Gente che era lì da tanti anni e che magari aveva voglia di cambiare, altri che non capivano la politica societaria. Ognuno, insomma, mi ha espresso il suo pensiero: ne ho preso atto rispettando la loro scelta».

E quindi, largo ai giovani, coi quali peraltro ha sempre lavorato molto bene.
«Penso che la scelta di affidarmi la prima squadra sia stata dettata proprio da questo e io di certo non mi sono tirato indietro».

Quali obiettivi può avere il tuo Tarvisio?
«Quando si lavora coi giovani gli orizzonti non sono mai chiari, perché non sai in quanto tempo possano maturare per essere competitivi. Il primo obiettivo sarà sicuramente quello di divertirsi. Dovremo colmare il logico gap tecnico e di esperienza con la fisicità, dovremo correre più degli altri. Per questo ritengo l’aspetto agonistico fondamentale. Con il passare delle giornate di campionato poi potremo vedere a che punto siamo col percorso di crescita e maturazione».

Un lavoro che sembra programmato anche per gli anni a venire, è giusto?
«Assolutamente sì, perché starà a me, ai giocatori e alla società garantire la continuità che serve. Dispiace che non sia rimasto qualcuno dei più esperti a favorire l’integrazione in prima squadra di queste ragazzi, ci avrebbe fatto davvero comodo. Da parte mia posso garantire impegno, lavoro e serietà».

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