Il pareggio subito in rimonta domenica scorsa a Paluzza ha scatenato una specie di terremoto in casa Cedarchis: sono arrivate le dimissioni del presidente Alessandro Barei, definite dallo stesso irrevocabili. Abbiamo raggiunto telefonicamente Barei, il quale ci ha dato la sua versione dei fatti.
Allora, presidente, cosa è successo?
“Domenica scorsa, al termine della partita col Paluzza, anziché lavare i panni sporchi in casa, come si fa in situazioni del genere, è successo un putiferio al chiosco. Nei dopo partita, si sa, la tensione è sempre alta e avremmo fatto meglio a definire le questioni tra di noi. Era già da qualche settimana che notavo scarso impegno negli allenamenti, che a mio modo di vedere, dovrebbero essere più articolati e completi e non durare un’ora scarsa, soprattutto per una squadra che sta attraversando un periodo particolarmente tribolato per indisponibilità e infortuni. Concetti che ho ribadito nel post gara di Paluzza. A quel punto sono stato attaccato da Claudio Pradolin, che forse per giustificare le proprie responsabilità ha iniziato a criticarmi anche in maniera verbalmente violenta, accusandomi di non aver saputo allestire un organico in linea con le ambizioni di una squadra come il Cedarchis. La discussione è diventata piuttosto accesa e a quel punto, l’accompagnatore ufficiale Luciano Candoni si è offerto come capro espiatorio, rassegnando le proprie dimissioni non mancando di stigmatizzareil mio comportamento; io le ho respinte, in quanto non era lui il bersaglio delle mie critiche”.
E nei giorni successivi, quali sono stati gli sviluppi?
“So che il lunedì c’è stato un incontro tra alcuni dirigenti del Cedarchis, incontro al quale non sono stato invitato. In questo incontro si è deciso di fare un allenamento il giorno successivo. La seduta è stata condotta da Fabio Rella e Mauro Serini. Alla fine dell’allenamento, però, Rino Rainis, ha di fatto richiamato Pradolin e Candoni, chiedendo loro il reintegro nei ranghi. Non potevo, naturalmente, condividere questa scelta e a quel punto sono stato io a farmi da parte” .
Finisce qui, allora, il rapporto col Cedarchis?
“Assolutamente sì. Credo di non aver nulla di cui rimproverarmi, nel senso che ho accettato l’incarico propostomi dalla dirigenza giallorossa con entusiasmo, convinto di poter mettere a disposizione della società le mie risorse, il mio carisma, il mio impegno e la mia conoscenza dell’ambiente del calcio maturata in tanti anni di militanza. Non è andata così, pazienza, ma non potevo più restare in un posto dove mi sentivo ridotto a fare la figura dell’autista e di quello che porta qualche soldino. Avrei anche potuto accettare questo ruolo ma dovevo sentirmi prima di tutto il presidente”.
Queste le parole di Alessandro Barei. Al Cedarchis, naturalmente, il diritto di replica.
2 Comments
by Franz
http://www.friuligol.it/2016/05/29/carnico—barei-quanti-amici-e-puntel-super-anche-migotti-ko-011809/
Leggere per favore questa intervista del 29 maggio…c’è di che sbellicarsi.
by lorenzo
è una storia strana…
ma in una società non è il direttore sportivo che fa la squadra?
il direttore sportivo, se è vero che la squadra si allena poco (allenamenti che durano un’ora scarsa? impossibile preparare bene una squadra fisicamente e tatticamente in così poco tempo) come la pensava? era d’accordo? leggere qui: http://www.calciatori.com/notizie/la-programmazione-dell%E2%80%99allenamento-dei-dilettanti
gli infortuni sono scontri di gioco o muscolari?
come mai il presidente si dimette causa il preparatore atletico? è come se pallotta della roma si dimettesse perchè un collaboratore di spalletti ritira le dimissioni.
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