Questione di ruolo. O forse di squadre in cui giochi. O perché no, un problema di appeal. Ci sono tanti modi, insomma, per finire nella schiera dei giocatori sottovalutati. Quei giocatori, cioè, che non compaiono in nessuna squadra ideale o che magari se ne stanno lì a metà graduatoria nelle classifiche di rendimento, con quel marchio di mediocrità decretato da cronisti frettolosi o poco attenti che si fanno ammaliare da un dribbling ubriacante o da un gol in rovesciata e non si accorgono che se questo tipo di prodezze non riesce è perché c’ è qualcuno di questi “mediocri” ci mette lo zampino nascosto dietro il parastinchi. Ecco, io ho sempre pensato che Andrea Quaglia, centrale difensivo del Cercivento, sia uno di questi. Di questi che vengono, appunto, bollati come mediocri ma che mediocri non sono. Anzi … Andrea è quel che si dice un ragazzo tranquillo, uno di quelli che prendono sempre sul serio le cose che fanno, perché sanno che la loro serietà è la forma di rispetto più alta per chi lavora o vive accanto a loro. Trentadue anni nel prossimo agosto molti dei quali dedicati al calcio (ma non solo, come vedremo): figlio unico di papà Daniele e mamma Maria, che sono stati bravi a crescerlo senza trasmettergli le fisime proprie dei figli unici, ha iniziato a tirare i primi calci nelle giovanili del Sutrio, prima di passare al Paluzza (la squadra del suo paese), poi a Timau, per tornare ancora al Paluzza ed infine, quest’anno, l’approdo a Cercivento. Spirito inquieto? Decisamente no. Anzi, ragazzo che ha sempre ponderato le sue scelte dietro le quali c’è sempre stata una motivazione forte e decisiva. Il passaggio dal Paluzza a Timau, per esempio. Andrea era reduce da buone prestazioni in Terza con i nerazzurri e l’allora tecnico Francesco Moser lo utilizzava in diverse posizioni sulla fascia (esterno alto o basso), apprezzandone duttilità e spirito di sacrificio per la causa comune. Poi, quasi all’improvviso, Andrea un bel giorno decide che quell’ambiente non fa più per lui: niente di personale con nessuno, solo che quando Moser gli chiede di fare il centrale di difesa si accorge di non averne voglia. Il ragazzo sta passando un periodo un po’ così, uno di quelli in cui magari sei un po’ stanco delle solite cose e delle solite persone. Chiamare questo stato depressione è francamente eccessivo: è un momento di crescita, forse, la voglia di “verificarsi” in un ambiente diverso. E allora quella di non voler fare il centrale di difesa diventa una scusa. A Timau farà bene, ma l’insistenza di Moser (che lo conosce bene) gli resta dentro. Così come gli resta dentro la voglia di scoprire perché il suo allenatore lo volesse centrale di difesa a tutti i costi. Il rientro a Paluzza, confermerà che quella di “Tele” Moser era un’intuizione felicissima, perché in quel ruolo Andrea è bravo, ma bravo davvero: tempismo, senso dell’anticipo, capacità di concentrazione quasi feroce sono le doti del difensore perfetto e a queste aggiunge un’intelligenza calcistica non così comune e la capacità del fare il fallo “cattivo”, ma giusto, mai carogna! Nel nuovo ruolo fa bene e, con tutto il rispetto, la Terza gli va decisamente stretta. Questo è l’Andrea calciatore, ma esiste un’Andrea “privato” con tutta una gamma di interessi verso altri sport ed altre passioni. La sua passione più grande è Anna, una ragazza dolcissima, con un sorriso solare che sa capirlo ed assecondarlo. Anna è la sorella di Giulio Scarsini, il capitano del Tolmezzo ed insomma in quanto a difensori lei potrebbe scrivere un libro … A proposito, di libri: la lettura è uno di quegli hobby che Andrea cura con molto interesse. Gli piace leggere un po’ di tutto, dai romanzi, alle biografie, ai manuali di informatica, altra sua grande passione. E per assecondare ulteriormente il suo spirito eclettico, ama anche altre attività fisiche: lo ricordiamo un anno nella squadra juniores della Pallacanestro Tolmezzo, per esempio, e grande camminatore in montagna, dove d’inverno non disdegna qualche sciata. E poi il calcio a 5 che d’inverno pratica con la squadra del Paluzza calcio a 5, nel campionato d’Eccellenza della Lega Calcio Friuli Collinare. Il tutto, perfettamente organizzato nel tempo libero che gli lascia la sua professione di elettricista. Sarà per tutte queste attività che forse, dopo nove anni, non ha ancora trovato il tempo per andare a vivere con Anna, anche se qualcosa, forse, si sta muovendo: si parla di una casa che sta preparando ad Imponzo e forse, chissà, stavolta è la volta buona … Chi lo vede mangiare spesso parla di lui come una “buona forchetta”, uno di quelli a cui piace tutto e non si lamenta mai: salato, poco salato, crudo o troppo cotto, non fa differenza. Difetti? Ma sì, dai, qualcuno ce l’ha, ci mancherebbe! Se in campo sbaglia qualcosa e un compagno glielo fa notare scatta su come una molla: “Lo so che ho sbagliato, è inutile che me lo dici!”. E poi, non fatelo arrabbiare, perché probabilmente si stenterebbe a credere che quell’Andrea sia lo stesso che di solito si pone verso gli altri. “In medio stat virtus” dicevano i latini, per celebrare l’elogio della mediocrità non come aspetto negativo, ma per sottolineare l’importanza della moderazione, dell’equilibrio e del vivere senza eccessi. Ecco, esattamente come Andrea nella vita di tutti i giorni. Come difensore, però, a mio modesto parere, decisamente sopra la media!
6 Comments
by Daniele Quattrini
Ho avuto modo di girare svariate squadre di calcio, prima la lunga esperienza a Tolmezzo fino agli Juniores, la militanza nel calcio amatoriale tra FIGC e LCFC, estivi e invernali, fino al ritorno nel Carnico.
Beh, a 30 anni ho scoperto il compagno di squadra ideale, per intenderci quel giocatore che quando c’è si fa sentire, ma dannazione quando non c’è lo senti il doppio.
Perchè Q è un capitano senza la fascia, è un giocatore carismatico che ti sa prendere per mano, un alleato fedele che si butterebbe nel fuoco per il compagno e per la maglia che indossa. E’ quello che cerca sempre di trascinare il gruppo durante gli allenamenti e anche dopo, quando ci si beve la birra e si progettano le feste.
Mai una parola fuori posto, ma sempre consigli e supporto, a chi gioca e a chi purtroppo guarda dalla panchina, incoraggiamenti e sorrisi, ma anche grinta e strigliate quando cala la tensione.
Paradossi della vita, proprio come quel ragazzo silezioso e timido ma bestialmente carismatoco, che osservavo con ammirazione nelle giovanili del Tolmezzo (Giulio Scarsini n.d.r.)
by Martin
Il mioor Q <3
by Nicola Fabris
Una persona di quelle con la P maiuscola e non solo calcisticamente. Grande Q
by Alessandro Agostinis
Di ciò che hai detto tu, Max, c’è poco da aggiungere, se non che da avversario, è sempre un piacere giocare contro Uomini così. E ancora di più scambiare con Andrea 4 chiacchiere a fine partita!
Esempio per tutti, giovani e meno giovani!!!
Annaetta, tienitelo stretto 😉
by Alessandro Agostinis
Annetta…. Annetta!
Non Annaetta… 😀
by lorenzo sala
Pienamente d’accordo con Alessandro Agostinis …un piacere giocarci contro..bravo e basta
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