Adriano Manente sta aspettando che il suo Trasaghis prenda una forma definitiva. Rispetto alle scorse stagioni, quest’anno si riparte dalla conferma quasi in blocco della rosa che nel 2018 ha chiuso al terzo posto, lontano, sì, dalle prime due, ma davanti a tutte le altre.
«A parte la distanza siderale da Cavazzo e Mobilieri, definirei ottimo il piazzamento dello scorso anno – dice il tecnico – e per questo la riconferma di quel gruppo, ad eccezione di Mansutti e Carnir, mi fa ben sperare».
Pochi, ma estremamente mirati e di qualità i nuovi arrivi.
«Sono dei nostri Sasa Ranic, vincitore di tre scudetti in Slovenia, e Alen Milatovic, giocatori che possono fare la differenza. Sono giocatori esperti, di quantità e qualità e se sapranno adattarsi e capire la mentalità del Carnico diventeranno protagonisti assoluti. Da segnalare poi gli arrivi di Jano e Romanello, elementi conosciuti nel campo regionale che di certo innalzeranno il tasso tecnico. In più, ci hanno dato la loro disponibilità Silvestri, Visentin ed Eros Londero».
Una campagna di rafforzamento particolarmente ricca, ci pare.
«I nomi sono importanti, è vero, ma poi a parlare, come sempre, sarà il campo. Anche perché so benissimo che ripartire ogni anno con tanti elementi nuovi non è semplice, si corre il rischio di non dare continuità e identità alla squadra. Del resto però cercare giocatori nel mondo amatoriale, anche se abitano lontano da qui, è l’unica strada percorribile».
Per il discorso della continuità e dell’identità sarebbe auspicabile un maggior coinvolgimento di giocatori della zona…
«Certo, ma non è facile: se si pensa che nell’arco di pochi chilometri, oltre alle squadre di Gemona, ci sono Bordano, Val del Lago, Nuova Osoppo e appena più su Cavazzo, è chiaro che trovare giocatori del posto diventa difficile. Tengo però a precisare che a Trasaghis si lavora con grande serenità. Non ci sono pressioni, perché la società conosce benissimo le difficoltà che si andranno ad incontrare e non pone traguardi».
Inizialmente avrai delle difficoltà ad assemblare la squadra.
«Questo è innegabile, ma la qualità media dei giocatori che ho a disposizione è molto alta e quindi sono avvantaggiato. Poi è tutta gente di grande personalità, alla quale ho ben poco da insegnare. Sono giocatori fatti, a me toccherà il compito di renderli funzionali all’interno del collettivo. In queste prime sedute di allenamento voglio capire quale potrà essere la nostra dimensione».
Ma insomma, qualche obiettivo ve lo sarete dato?
«Innanzitutto qualcosa di più della scorsa stagione. Piazzamento finale a parte, punteremo ad essere maggiormente competitivi, rimanere nelle zone alte della classifica per alimentare ambizioni e stimoli. Dovremo vivere alla giornata e poi strada facendo prendere consapevolezza di quello che potremo fare, con tanta umiltà ed altrettanto realismo».