di MASSIMO DI CENTA
Dopo 12 anni al Real, Adriano Ortobelli ha deciso di cambiare aria: lo aspetta la panchina del Villa, per un’avventura intrigante, con una squadra dalle buone potenzialità, alla quale il tecnico paluzzano dovrà cercare di dare la sua impronta.
Ma quali sono le potenzialità di questa squadra?
«Davvero non saprei – esordisce Ortobelli -. Ho trovato un livello generale ben al di sopra della media, ma poi, come sempre, sarà il campo a dovermi dare dellerisposte».
Come ti è sembrato l’ambiente Villa, al primo impatto?
«È una società molto organizzata, presente e sempre pronta a soddisfare le esigenze. L’impressione è ottima, insomma. Il presidente Dorigo è uno che ha voglia di far bene, non si nasconde, pur sapendo che le difficoltà potrebbero essere molte».
In che senso?
«Beh, io pretendo molto dai miei giocatori. In allenamento ripeto movimenti e situazioni fino quasi alla noia, per rendere spontanei certi automatismi. E’ un lavoro, duro, che richiede tempo, soprattutto quando devi farlo assimilare a giocatori che alleni per la prima volta. Dopo qualche mese, naturalmente, non sarà così, ma intanto dovremo lavorare molto su questi aspetti».
I due che ti sei portato da Imponzo, in questo senso, potrebbero darti una grossa mano.
«Beh, è chiaro che Andrea Morassi e Marvin Matiz conoscono il mio calcio e la loro presenza rappresenta senza dubbio un fattore positivo nl processo di assimilazione delle cose che propongo».
Là davanti hai perso Gabriele Guariniello, non uno qualsiasi.
«Credo che uno così lo vorrebbe chiunque. L’arrivo di Matteo Zammarchi è comunque molto importante, non avrà le stesse caratteristiche, ma è un giocatore che può fare la differenza».
Mercato chiuso, quindi?
«Forse no: stiamo cercando di tesserare Pierluigi Matranga, un ragazzo siciliano arrivato ad Ampezzo per motivi di lavoro. Ha buone referenza come centrocampista, vedremo se la cosa andrà in porto».
Il modulo, naturalmente, sarà sempre il tuo super collaudato 4-4-2?
«Credo proprio di sì. È il sistema di gioco più affidabile, secondo me, quello che meglio risponde alle mie idee tattiche. Per questo lavorerò molto proprio sull’aspetto strategico, senza trascurare la parte atletica, perché è indiscutibile che la condizione fisica sia alla base della riuscita di qualsiasi sistema di gioco».
A Villa ti sei portato i il tuo staff?
«Mario Pagavino naturalmente, perché, dopo tanti anni di collaborazione ed amicizia, ormai lavoriamo quasi in simbiosi e poi due collaboratori che cureranno la parte atletica: Giacomo Di Bello, gli scorsi anni a Timau, e suo nipote Andrea. Mi preme poi ricordare anche la preziosa collaborazione della gente che ho trovato qui, primo fra tutti Moreno Conti, che si dedicherà alla preparazione dei portieri, come ormai fa da diversi anni. Lui, a Villa, è una specie di istituzione e mi sembrava giusto ricordarne il lavoro che svolge e continuerà a svolgere».
E il presidente Dorigo cosa ti ha chiesto? Di vincere il campionato, magari?
«Ma no, il presidente è uno che conosce il calcio e le sue sfumature. Come me è convinto che si possa far bene, ma ha intuito benissimo che ci vuole lavoro, lavoro e ancora lavoro. L’obiettivo è quello di fra lievitare il rendimento della squadra, avvicinare il più possibile le prime posizioni. La crescita deve essere graduale ma costante e per questo non ci dovremo abbattere se qualche risultato, specialmente all’inizio, non arriverà».