di MASSIMO DI CENTA
Dopo il più che positivo torneo dello scorso anno, Giacomino Radina proverà, nel prossimo, a migliorare ancora la posizione del suo Cedarchis. O almeno queste erano le sue intenzioni, ma il problema coronavirus ha stravolto non poco le sue prospettive. Perché Giacomino?
«Perché in questo momento mi riesce davvero difficile pensare al calcio. In queste ultime settimane mi sono quasi estraniato dal pallone. Di fronte ai problemi che ci sono, mi sembra quasi impossibile che si possa pensare ad una partita di pallone. Quasi quasi arrivo a dire che sarebbe meglio non fare nulla, a meno che non ci sia la certezza assoluta della fine di questa emergenza. E lo dice uno che vive per il calcio, uno che da 15 anni ininterrottamente fa l’allenatore e”vive” per la domenica, per i 90 minuti. Mi mancherebbe da morire il calcio, ma davvero, in questo momento mi sembra quasi assurdo parlarne».
Proviamo a sdrammatizzare, dai. Emergenza finita, tutto a posto, inizia il Carnico. Come lo vedi il tuo “Ceda”?
«Beh, difficile dire, soprattutto perché tutto il programma che avevo in mente di impostare durante la preparazione è saltato. E quest’anno davvero potevamo fare buone cose. Il Cedarchis sta pian piano riprendendo forma. Due anni fa c’erano le macerie di un grandissimo ciclo giunto alla sua natural conclusione ed è stato durissimo già il fatto che siamo risusciti ad iscriverci. Lo scorso anno direi molto bene, nonostante qualche infortunio a pregiudicare le mie scelte in una rosa già ridotta all’osso. Da queste parti erano abituati a vincere ma quando finisce un ciclo non si può ripartire subito. Ci vuole qualche anno di transizione».
Cosa hai chiesto alla società?
«I tempi sono quelli che sono, non potevo chiedere la luna. Ho chiesto numeri, ho puntato sulla quantità, possibilmente gente giovane, con la quale poter lavorare in prospettiva, perché per tornare ad essere competitivi ci vuole tempo, pazienza e la costruzione di un’identità di squadra in maniera graduale».
A proposito di giovani, mi pare che ti abbiano accontentato: sono molti i ragazzi arrivati in giallorosso, ci pare.
«In effetti ne sono arrivati diversi ed anche di buona qualità. Parlo di Nicolò Rella, Simone Puppis, Peter Collavino, Marco Nassivera, Giovanni D’Orlando, Matteo Polo, Daniele Gollino e Fabio Urbano. Accanto a questi, poi, anche gente già abituata al clima agonistico, come Mauro Mereu, Jacopo Di Ronco, Fabio Di Lorenzo e Manuel Mazzolini. Inoltre due “vecchietti” che si sono offerti in caso di bisogno, come Giulio Muner e Graziano Morassi».
E poi c’è Luca Filippo, il vero crack di questo mercato.
«Sinceramente non so che disponibilità possa dare, ma stiamo parlando di un grande attaccante, uno che ha giocato anni in Eccellenza. Se avrà la capacità di adattarsi lui è uno che fa davvero la differenza».
Avevi in mente qualche modulo?
«Avevo in mente tante cose, poi i fatti sono andati purtroppo in modo diverso. Non ci siamo mai incontratim nemmeno per una chiacchierata. Probabilmente giocherò con un 4-4-2-, il modulo più affidabile, a mio modo di vedere, perché assicura equilibri e buona copertura del campo. Inoltre, è uno schema al quale molti dei miei giocatori sono abituati. Chiaro che poi non se ne può essere schiavi. La caratura degli avversari o le esigenze particolari di una partita potrebbero anche indurre ad un cambio di schieramento. Concetto, questo, che avrei voluto valutare in sede di preparazione ed invece non c’è stato tempo».
Le altre interviste con gli allenatori:
16) Davide Pelli – Folgore
15) Maurizio Talotti – Illegiana
14) Renzo Piller – Sappada
13) Francesco Marini – Real
12) Marco Fabris – Pontebbana
11) Claudio Fortunato – Val Resia
10) Francesco Moser – Timaucleulis
9) Mario Chiementin – Cavazzo
8) Andrea De Franceschi – Ravascletto
7) Massimo Marangoni – Campagnola
6) Maurizio Colosetti – Verzegnis
5) Sandro Beorchia – Ovarese
4) Cristian Gobbi – Arta Terme
3) Adriano Ortobelli – Villa
2) Franco Romano – Lauco
1) Giuliano De Conti – Comeglians