di MASSIMO DI CENTA
È un 25 aprile strano. Negli ultimi anni questa giornata, ultimamente svuotata del significato autentico, significava l’inizio della stagione del Carnico, con la disputa del primo turno della fase a gironi della Coppa Carnia.
Quest’anno non sarà così. Il piccolo esercito che si sarebbe dovuto muovere rimarrà a casa: i giocatori faranno riposare ancora i muscoli intorpiditi, i borsoni resteranno vuoti, i campi tirati a lucido da una primavera mai favorevole come quest’anno sembreranno giardini, i giornalisti lasceranno block notes e penne nei cassetti proprio come si fa con i sogni più belli e i chioschi pronti ad emanare sapori e profumi resteranno a griglie fredde e bottiglie chiuse.
Di fronte a quello che è successo e, sia pur in misura minore sta succedendo, sembra un’eresia parlare di una partita di calcio. Chi non ama questo sport sarà prontissimo a farlo rilevare, chi invece questo sport lo ama si sentirà una volta di più privato di un altro pezzetto di vita. E tutti noi che il calcio lo amiamo aspettiamo, aspetteremo…
Aspetteranno i giocatori, smaniosi di mettere scarpe ed indumenti nel borsone per correre al campo e sgranchire i muscoli intorpiditi.
Aspetteranno i custodi dei campi ai quali quei prati verdi tirati a lucido stavolta piaceranno un po’ meno.
Aspetteranno i giornalisti che amano scrivere e raccontare l’evento.
Aspetteranno gli addetti ai chioschi, che non vedono l’ora di fare la scorta.
E aspetterà il protagonista principale di questo mondo colorato e scalpitante: il pallone. Chissà, magari gli dispiacerà non essere preso a calci, di non finire tra i guanti di Bortoluz, di non essere accarezzato da un ghirigoro di Carnir, di non terminare la sua traiettoria in rete dopo un tocco di Del Linz o dopo aver scosso i riccioli di Nait.
E aspetterà lì, sgonfio e in attesa di essere gonfiato, per rotolare sui prati del Carnico.
Vogliamo e dobbiamo essere ottimisti, vogliamo e dobbiamo sperare che prima o poi si inizierà, in attesa di sapere se ci sarà un campionato normale o un torneo bonsai, costretto a farsi dettare le regole e la durata da un virus.
Aspettiamo solo di sapere cosa deciderà Conte: no, non quello del 3-5-2- in cui non sa dove piazzare Erikssen, ma quello che sta a capo del Governo e deve fare i conti con un’emergenza davvero troppo grande per poter essere gestita con la consapevolezza di non poter sempre fare una cosa che accontenti tutti.
E allora aspettiamo, rimandiamo questa “festa” che alla fine rimane il nostro Carnico: quel giorno festeggeremo la nostra particolarissima Liberazione, perché quando Nicole Puntel, Jacopo Fachin e Riccardo Lostuzzo daranno il tanto sospirato fischio d’inizio, significherà che si può giocare e tornare a vivere la nostra vita. Normale.