di MASSIMO DI CENTA
Claudio Carnelutti ed il Castello, una storia calcistica che si arricchisce di un nuovo capitolo. Sarà “Claudiut”, infatti, a guidare i rosanero nella prossima stagione, se questa nuova stagione inizierà.
A proposito, Claudio, cosa ne pensi di questo Carnico edizione 2020?
«Rispondendo d’istinto, per me non si gioca – afferma secco l’allenatore rosanero -. Siamo ad inizio maggio è non c’è una sola certezza. La situazione sta migliorando, indiscutibilmente, ma uno sport come il calcio, dove è previsto contatto fisico e assembramento di pubblico, non ha molti margini di interpretazioni di legge. Una formula ridotta, posticipando il via, al momento mi pare l’unica possibilità. Personalmente ho vissuto la vicenda del terremoto, ma c’è un abisso: in quel caso l’ultimo dei problemi era l’aggregazione, cosa che in questo caso, invece, diventa il problema principale».
Spiegaci questo ritorno sulla panchina del Castello.
«In realtà il mio rapporto col Castello non si è mai interrotto. Anche quando non ho fatto l’allenatore sono sempre rimasto nei quadri societari. L’affetto che mi lega a questa squadra è troppo forte per potermi allontanare dall’ambiente».
Un conto è fare il dirigente, però, un altro guidare la squadra. Cosa ti ha fatto accettare la proposta della società?
«Sento stimoli fortissimi. In precedenza, sotto la mia gestione tecnica, sono arrivate due promozioni in Prima categoria in nove anni. Ecco, ci voglio riprovare, dire che il Castello c’è. Nelle difficoltà, nei periodi bui, ma ci siamo sempre. Questa è la scommessa che vorrei vincere, senza presunzione, naturalmente, ma solo per tutto ciò che mi lega a questa squadra».
E la società ti ha chiesto questo?
«Più o meno sì. C’è voglia di tornare nell’elite del Carnico, in un momento in cui tutto il calcio gemonese non sta attraversando un bel periodo. Intanto cominciamo a migliorare l’ottavo posto dello scorso anno, perché bisogna crescere a piccoli passi, costruire qualcosa che dia i suoi frutti a medio termine. Non ci poniamo limiti, pur riconoscendo che non sarà un percorso facile, anche perché la concorrenza mi sembra attrezzata e devo valutare l’impatto dei nuovi».
A proposito dei nuovi, ne sono arrivati un bel po’, non è vero?
«Beh, l’organico andava sicuramente rafforzato anche dal punto di vista quantitativo. Sono arrivati due portieri, Davide Cossettini e Salvatore Pescosolido. In difesa Daniele Cadalino, Stefano Ceschia, Francesco Pedi, Andrea Lostuzzo, più i ritorni di Stefano Serafini e Filippo Nacchia. A centrocampo Rudi Revelant, Emanuele Serafini, Alberto Pascolo, Lorenzo Bisogna, Ivan Forgiarini e Thiago Saraiva. In attacco Ivan Sacchetto».
Hai già in mente come farai giocare i tuoi?
«Chiaramente avevo le mie idee, soprattutto volevo parlare coi miei calciatori, studiare le loro caratteristiche, anche perché sono in diversi ad aver giocato in categorie superiori. Avevo programmato una serie di allenamenti proprio in questa funzione. E invece, è saltato tutto e, se si inizierà, la preparazione dovrà essere necessariamente affrettata e incompleta. A me piacerebbe giocare con il 34-1-2, ma per questo schema occorre un 10 di qualità. Altrimenti è conseguenziale passare ad un 3-5-1-1, puntando su un centrocampo forte in grado di coprire gli spazi».
Le altre interviste con gli allenatori:
23) Paolo Di Lena (Cercivento)
22) Alberto Copetti (Viola)
21) Maurizio Romanin – Ardita
20) Gilberto Buzzi – Mobilieri
19) Remo Bergagnin – San Pietro
18) Silvano Agostinis – Ancora
17) Giacomino Radina – Cedarchis
16) Davide Pelli – Folgore
15) Maurizio Talotti – Illegiana
14) Renzo Piller – Sappada
13) Francesco Marini – Real
12) Marco Fabris – Pontebbana
11) Claudio Fortunato – Val Resia
10) Francesco Moser – Timaucleulis
9) Mario Chiementin – Cavazzo
8) Andrea De Franceschi – Ravascletto
7) Massimo Marangoni – Campagnola
6) Maurizio Colosetti – Verzegnis
5) Sandro Beorchia – Ovarese
4) Cristian Gobbi – Arta Terme
3) Adriano Ortobelli – Villa
2) Franco Romano – Lauco
1) Giuliano De Conti – Comeglians