Addio a Italo Stroili, leggenda del Cavazzo

di MASSIMO DI CENTA

Se n’è andato un altro grande personaggio del Carnico. Ieri pomeriggio è scomparso all’età di 88 anni Italo Stroili, giocatore, presidente, ancora giocatore e poi dirigente. Il primo Campionato Carnico vinto nella fila del Tolmezzo e poi Cavazzo, tanto Cavazzo. Una passione, quella per il colore viola, quasi genetica, visto che la figlia Antonella è la segretaria della società ed i nipoti, Andrea e Marco De Barba, rappresentano due punti di forza dei campioni in carica. Vogliamo ricordarlo, riproponendo il ritratto a lui dedicato nel libro “60 anni di Carnico”, uscito nel 2010. Nelle righe che seguono c’è la sua storia e non solo la sua…

 

Italo Stroili ed il calcio si incontrarono quasi per caso. Lui era un giovanotto e con altri amici condivideva la passione per il pallone assieme ad altri amici: il ritrovo di partitelle interminabili era la piazza di Cavazzo vicino al Municipio. Pomeriggi interi a tirar calci ed il caso volle che in uno di questi passasse da quelle parti un dirigente del Tolmezzo. Questi, intuendo che il ragazzo ci sapeva fare, gli propose un provino nella squadra del capoluogo carnico. Italo non si fece pregare ed il giovedì seguente si recò al campo per il provino: la prima volta rimase quasi colpito da tutti quei giovani come lui che tiravano calci ad un pallone ma non sulla piazza del paese, ma in un campo che a lui dovette sembrare una specie di “Bernabeu”… Il giovedì successivo torno è facendosi un po’ di coraggio si unì a quelli che giocavano. Alla fine lo chiamarono in disparte chiedendogli in quale zona del campo si trovasse più a suo agio: ”Mediano o mezzala” fu la risposta. Intuendo che c’era già molta abbondanza nel ruoli, si affrettò ad affermare “sì, ma me la cavo anche da terzino!”. Tanto bastò per essere uno dei protagonisti del primo Campionato Carnico, vinto da Italo, appunto, con la maglia del Tolmezzo. Ma il destino era in agguato ed una pleurite lo allontanò dal calcio giocato. Prese la decisione con molta amarezza, lasciandosi andare alle lacrime. Mario Navarra, persona sempre molto attenta e sensibile, andò allora a cercarlo a Cavazzo, proponendogli di formare una squadra in quel comune. Fare il giocatore o il dirigente non era proprio la stessa cosa, ma la passione era tanta e respirare il profumo del campo dava sempre piacevoli sensazioni. Italo ricorda benissimo la prima partita del Cavazzo in campionato: una trasferta a Paluzza conclusa con uno 0 a 0 abbastanza combattuto. I giocatori viola risalirono la valle del But in bicicletta, preceduti dai dirigenti in moto e quindi il nulla di fatto, dopo quella faticata con strade sconnesse e bici pesanti come… aratri, poteva essere considerato risultato positivo. Ma la passione per il calcio giocato non si è sopita, anzi, vedere gli altri giocare gli fa tornare la voglia e così, dopo 11 anni, si rimette i pantaloncini, provando sulla sue pelle (e sui suoi muscoli…) quanto sia pesante la lunga inattività. Disputa qualche stagione a buonissimi livelli, poi, naturalmente, inizia la fase del declino agonistico. Alla quale, però, Italo non vuole arrendersi e visto che risulta sempre nell’organico della squadra, lui, per ogni evenienza, porta sempre con sé la borsa con gli indumenti da gioco. L’ultima partita la giocherà a Villa, nel 1966, contro la Folgore: tante assenze, quel giorno, nella fila viola ed appena l’allenatore gli disse “Italo, mi sa che oggi ti tocca giocare…”, lui non fece una piega e la sua ultima partita la gioca per caso, esattamente come, per caso, si era avvicinato al calcio. 

Ma tutto quello che Italo Stroili ha dato la calcio ed al Cavazzo non è stato un caso. Calciatore decisamente in gamba e dirigente molto lungimirante. Persona molto attenta e riflessiva, amava ascoltare gli altri per poi elaborare i suoi pensieri. Anche l’incontro con gli altri 4 personaggi che costituirono i celebri “5 dell’Ave Maria”. A lui bastava sentir parlare di calcio per avvicinarsi e così, quando in un bar si imbatté in Angelo Ortobelli, Vanny Pivotti e Otello Petris non perse l’occasione di ascoltare. Le discussioni diventarono sempre più frequenti ed anche lui, ora, vi partecipava. Nel frattempo, si unì a loro Mino Cortiula ed il quintetto, adesso, era cosa fatta! La gente li chiamava bonariamente addirittura “carbonari”, ma loro non se la prendevano. C’era da migliorare l’organizzazione e la formula del Carnico: il contributo dei 5 fu determinante, perché abolendo i prestiti e regolamentando il tesseramento dei militari riuscirono a dare una identità locale che significò la fortuna e la continuità nel tempo della manifestazione. Poi, su input di Lucio Diana, ristrutturarono la formula della divisione in gironi attualmente ancora in vigore. 

Ma Italo Stroli, fin dai primi tempi del suo impegno ha sempre considerato l’aspetto tecnico della vicenda secondario al confronto dei risvolti sociali. Il Carnico era, prima di tutto, il mezzo per coltivare e sviluppare amicizie, quelle amicizie che restano per tutta la vita, perché nate nel nome di un evento, il calcio, che racchiude passioni ed emozioni, gioie e dolori, vittorie e sconfitte, quasi uno spaccato della vita stessa, insomma. Il calcio tocca i sentimenti ed Italo Stroili, persona attenta e sensibile, ne ha scritto qualche pagina. Il colore dell’inchiostro? Viola, naturalmente!

(nella foto tratta dalla pagina Facebook del Cavazzo, Italo Stroili con i nipoti Andrea e Marco De Barba)

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