di MASSIMO DI CENTA
lL Val Resia di Claudio Fortunato si presenta ai nastri di partenza della nuova stagione con il solito entusiasmo e tante novità.
«Quello che non manca da queste parti – conferma il mister – è proprio l’entusiasmo, la voglia di trovarci per giocare ma anche per stare insieme. Un entusiasmo che ha coinvolto anche me e sono davvero felice di far parte di questa realtà».
Quest’anno avete davvero una rosa importante, ci pare.
«Siamo in tanti, in effetti, perché al gruppo storico, riconfermato in blocco si sono aggiunti altri 12 elementi e quindi le scelte non mi mancheranno. Sono arrivati in rossoblu dal calcio amatoriale i fratelli Giacomo e Luca Comuzzi, Giovanni Caricchia e David Merlino. Dalla Pontebbana ecco Emiliano Pizzin e Darko Misic, e poi Leonardo Zorino dalla Tarcentina, Kevin Alberi dall’Arteniese, Simone Petito dal Venzone, Igor Muner dalla Reanese, Giovannino Buttolo dalla Viola, e infine Vincenzo Vitello un ragazzo siciliano, a Resia per motivi di lavoro, che si è voluto tesserare con noi. Rosa molto profonda, quindi».
Obiettivi?
«Abbiamo iniziato la preparazione da poco e quindi non è semplice capire se atanta quantità corrisponde anche la qualità: ma lo scopriremo presto. Di certo c’è che cercheremo di migliorarci e il fatto di aver ringiovanito la squadra dovrebbe anche garantire la continuità. Starà a me ed ai miei collaboratori tecnici creare il giusto mix tra giovani e meno giovani, ma già dai primi allenamenti vedo che c’è affiatamento ed unità di intenti».
Contento della formula che è rimasta invariata con le tre categorie?
«Assolutamente sì. Bisogna diversificare il valore delle squadre e giocare sempre per un verdetto, perché così viene stimolato il lato competitivo. Come abbiamo visto, nel calcio regionale, la soppressione della Terza ha creato una situazione anomala in Seconda, dove sono solo un paio di squadre a girone che si giocano la promozione, con le altre costrette a giocare partite senza le giuste motivazioni».
È un momento difficile per il calcio, quello dilettantistico in particolare. Sei d’accordo?
«Aldilà dell’aspetto economico, la pandemia ha allontanato tanti ragazzi dal calcio, indirizzandoli verso altri sport e questo nel tempo potrebbe essere un grande problema. Il Carnico, poi, con il decremento demografico sempre più evidente, paga in misura maggiore questo fenomeno. Speriamo che non spariscano squadre, perché questa zona così periferica ha bisogno di una realtà come il Carnico che non è solo agonismo ma anche elemento di aggregazione e condivisione».
A proposito di squadre che spariscono quest’anno non ci sarà il San Pietro.
«Quando l’ho saputo ci sono rimasto molto male. A Resia abbiamo un rapporto speciale con loro, siamo praticamente gemellati. Spero di poter disputare un’amichevole per passare una giornata insieme con l’augurio che possano tornare presto a giocare sui nostri campi».