di MASSIMO DI CENTA
Pochi acquisti, la conferma del gruppo di due anni fa ed un nuovo allenatore: ecco in sintesi il quadro dell’Edera che Max Brovedani guiderà a partire dalla Coppa Carnia, manifestazione alla quale la società ha deciso di partecipare.
Al neo allenatore chiediamo subito come è maturata la decisone di approdare ad Enemonzo.
«Sono state le pressioni di alcuni dirigenti a convincermi – risponde –, perché inizialmente la mia idea era quella di allenare gli Allievi del Villa. Poi ho ricevuto questa proposta e la prospettiva mi è sembrata interessante».
Avrai a disposizione una rosa con pochi ritocchi, è vero?
«Sono arrivati quattro nuovi: due giovani, Nico Righini e Ivan Crozzolo, e due elementi importanti. Uno è Remo Zatti, dopo la parentesi a La Delizia, l’altro Luca Magistri, un giocatore dal talento enorme che ogni tanto però va incontro a qualche infortunio. Se non avrà problemi, però, Magistri potrà essere un valore aggiunto, perché il suo valore tecnico è fuori discussione».
Arrivi ad Enemonzo dopo l’esperienza di Paluzza. Come ti sei trovato con la società nerazzurra?
«Benissimo, è stato un periodo positivo. Mi è dispiaciuto solo che lo scorso anno la società decise di non disputare la Coppa Carnia, anche se è vero che c’erano alcuni problemi legati all’organico, un pochino troppo ridotto. Ma ripeto, considero l’avventura paluzzana assolutamente positiva».
Che obiettivi può porsi la tua nuova squadra?
«È un’Edera giovane e quando si lavora con tanti ragazzi può succedere che non ci sia una costanza di rendimento. In questo primo periodo sto cercando soprattutto di lavorare sulla mentalità dei giocatori. Negli allenamenti pretendo serietà ed impegno. Dopo sono il primo a far festa, ma finché si è sul campo bisogna lavorare e farlo in modo serio. Credo che questo sia il primo passo da fare, poi si può parlare di schemi, moduli e via dicendo. Obiettivo numero uno: la salvezza, senza tanti giri di parole».
A proposito di moduli, ne hai uno di riferimento?
«A me piace giocare col 4 – 3 – 3, poi è chiaro che bisogna tenere conto di tanti fattori: le caratteristiche dei giocatori che si hanno a disposizione, lo stato di forma, il tipo di avversario e le esigenze nel corso di una partita. Se, per esempio, dovessi vedere la squadra in sofferenza non avrei nessun problema a passare anche a gara in corso al 4 – 4 – 2, perché magari in quel momento garantisce più equilibrio».
Quali sono le prime impressioni che ti ha suscitato l’ambiente Edera?
«C’è una società che ha voglia di fare le cose per bene: agli allenamenti ci sono sempre alcuni dirigenti a far sentire la società vicino al gruppo squadra. L’ambiente mi pare davvero molto compatto».
Max, avverti anche tu questa voglia che c’è di tornare ad un Carnico normale?
«Beh, posso dire che in giro c’è tanta voglia di ricominciare, per ritrovare quella normalità che è mancata per tanto tempo. Una normalità prima di tutto nella vita e poi anche nelle cose di tutti i giorni. Io credo che la Carnia abbia bisogno della vitalità, dell’aggregazione che si trova sui campi sportivi. Poi, è chiaro, si può vincere o perdere, ma l’importante è che si torni a giocare ea poter stare insieme senza la paura di doversi stringere la mano».