di FEDERICA ZAGARIA
Rosa Maria Del Monte (meglio conosciuta come Rosetta) è, per me, una conoscenza recente. Ci siamo parlate la prima volta un sabato a Tolmezzo, in Piazza XX Settembre, in occasione della Festa della Mela; la circostanza era una diretta di Radio Studio Nord, con la presentazione delle partite del Campionato Carnico che si sarebbero giocate l’indomani. Eravamo presenti noi, inviati di “A tutto Carnico”, e lei, che accompagnava suo marito, il nostro Renato Damiani.
Mi ha subito colpita questa signora gentile ed affabile, seppur riservata. È timida Rosetta, una donna con i piedi ben piantati per terra, con una tempra di gran valore. Ha quasi paura a raccontarsi ed è per questo che è stato un grande onore che abbia deciso di farlo con me, in una chiacchierata tra donne.
Non ama particolarmente il calcio, ma è una che sa come sostenere e supportare il proprio marito. Mi racconta che, quando Renato, per i suoi molteplici impegni, era fuori casa, c’era lei a coprirgli le spalle negli altri ambiti, familiari e non. Sarebbe stato impossibile altrimenti per suo marito riuscire a portare avanti la sua passione e le sue attività (trasmissioni, libri, articoli, premiazioni e chi più ne ha, più ne metta). Donne così hanno delle spalle non indifferenti e riescono a sostenere loro stesse ed il mondo che le circonda.
Come ha conosciuto il Carnico?
«Seguendo Renato su Tele Alto Friuli, dove conduceva una trasmissione sul Campionato. In realtà a causa dei miei impegni familiari e lavorativi (era infermiera caposala presso l’ospedale di Tolmezzo, ndr) non ho mai girato molto per i campi del Carnico, ma le frequentazioni di Renato mi hanno permesso di conoscere ed aprire le porte di casa a molte persone.
Sono in compenso sempre stata presente ai molteplici eventi organizzati da mio marito, occasioni in cui ci hanno sempre accompagnati volentieri anche nostra figlia Laura, suo marito, Federico e nostro nipote Tommaso».
C’è qualcosa che questo campionato le ha tolto?
«Indubbiamente la presenza in casa di mio marito. Siamo sposati da 48 anni e negli ultimi 32 non ci siamo mai concessi un giorno di ferie insieme. Ma ho sempre capito ed assecondato questa sua esigenza».
Quando siete a casa insieme parlate di calcio?
«No, non se parla mai, perché non sono l’interlocutore adatto».
Mi racconta qualche anedotto inerente al Carnico?
«Posso solo dire che, a volte e ovviamente in maniera scherzosa, ho minacciato di chiuderlo fuori casa se non fosse stato un po’ di più con me, anziché vivere sempre in base alla palla che rotola e a quelli che la rincorrono».
Come è stata accolta in un ambiente considerato da molti maschile?
«Agli eventi a cui ho partecipato mi sono sempre sentita la benvenuta, oltre che rispettata, nonostante non abbia mai fatto realmente parte di questo mondo».
Come descriverebbe il Carnico?
«È un evento importantissimo per la nostra zona, perché unisce le persone e per molti è pura passione».
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