di FEDERICA ZAGARIA
L’incontro con la nostra nuova protagonista avviene con intermediario Devis Iaconissi. È lui, infatti, a suggerirmi e mettermi in contatto con Cinzia Adami. Devis ed io, in quanto colleghi di lavoro, ci incontriamo spessissimo, così capita che a volte chiacchieriamo di Carnico e della rubrica, ed è così che mi parla di Cinzia, una che ci mette il cuore per il Lauco.
Quando la incontro per l’intervista mi accorgo subito della sua emozione e anche della tensione che sente: si vede che è una persona dolce e sensibile, cerco cosi di tranquillizzarla e di metterla a suo agio e dopo un po, mi racconta di sé e del “suo” Lauco.
Cinzia è un po’ una tuttofare: prima di tutto è una gran tifosa, poi, quando serve, aiuta nelle attività legate al chiosco, spesso pulisce gli spogliatoi o dà una mano a suo marito, Luca Nogaro, che insieme a Franco Tomat prepara i panini con la salsiccia grigliata e aiuta anche nella loro distribuzione a fine partita. È da sempre appassionata di calcio, è tifosa dell’Inter ed ha iniziato il suo percorso nella società, essendo del posto, per dare una mano alla squadra del paede. Ora ne è dirigente ed è sposata, appunto, con Luca, che chi ha partecipato alla festa finale di “Terzo Tempo”, la trasmissione di Radio Studio Nord, ha sicuramente visto tra i premiati nei suoi usuali panni di “cuciniere” del Lauco. Possiamo dire che tutta la famiglia è coinvolta nelle attività legate alla squadra arancione: oltre a Cinzia, ci sono Flavio, fratello di Luca e presidente della società, e Francesca, sua cognata nonché segretaria societaria.
Tornando a Cinzia, è una che fa gruppo e, spesso, con i ragazzi fa chiusura al chiosco. È l’ultima ad andarsene dal campo dopo le partite: «Ho conosciuto tanti giovani belli, dentro e fuori, vorrei ringraziarli tutti, chi ci è stato, chi c’è e chi ci sarà – confida -. Vorrei infatti poter omaggiare alcuni di loro che hanno scelto altre strade: Massimiliano Temil, Stefano Morocutti, Alessandro Marzona e Michele Del Fabbro. Con alcuni di loro si era poi creato un legame più profondo, quasi familiare, come con Michele Spiz e Davide Screm».
Cosa ti ha regalato il Carnico e cosa, invece, ti ha tolto?
«Nella mia vita è stato un arricchimento, per i motivi che ho citato prima. Non ho alcun rimpianto per essere entrata in questo “gioco”».
Il calcio è considerato, da molti, ambiente maschile: come ti sei sentita accolta?
«Sono sempre stata benissimo nell’ambiente. Una cosa, poi, che mi rende felice è quando, il giorno dopo gli incontri disputati dal Lauco, in paese i più anziani o, magari chi è impossibilitato a seguire la squadra, mi chiede informazioni sul risultato e sulla partita giocata».
C’è qualche aneddoto che ti piacerebbe raccontarci?
«Certamente, ce n’è uno simbolico, tra il sacro ed il profano che tutti ricordano. Io la domenica, o comunque quando gioca il Lauco, sono solita accendere qualche candela in chiesa, chiedo il beneficio del risultato e, in occasione dell’incontro che si è disputato a Tarvisio lo scorso anno, di sabato, contro la squadra locale, ne ho accesi molti di più e, direi che il “miracolo” ci sia stato, perché abbiamo vinto in rimonta per 2-1 con grande festa finale e cena in Slovenia. Da quella volta mi chiedono, ogni partita, quante candele io abbia acceso (ride ndr)».
Avresti qualche altro racconto da condividere con noi?
«Innanzitutto ti confido di soffrire tantissimo quando il Lauco sta vincendo di misura sugli avversari e manca poco alla fine della partita. È un vero e proprio supplizio per me che sono una gran tifosa. Poi c’è la multa dei famosi 5 euro: quando pulisco gli spogliatoi spesso trovo oggetti dimenticati dai giocatori. In quell’occasione faccio la foto del rinvenimento, la mando nel gruppo e il colpevole dell’abbandono paga pegno pecuniario».
Come descriveresti il Carnico?
«Per me è famiglia, in tutti i sensi. Inoltre mi auguro che nel prossimo Campionato il Lauco raggiunga l’obiettivo promozione, che lo scorso anno ci è sfuggito di poco».
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